AVIONEWS intervista Paolo Arena, a capo della "Catullo" SpA di Verona-Aeroporto" - INCHIESTA-ESPRESSO: "40 milioni di euro, 0 passeggeri" - "Cronaca di una giornata di ordinaria desolazione" - "Quanto costa volare in Padania"

Ieri sera leggendo Avionews, trovo questo articolo: "AVIONEWS intervista Paolo Arena, a capo della "Catullo" SpA di Verona-aeroporto", con questo sottotitolo: "Verona, Italia - Il presidente intende rilanciare il ruolo dello scalo di Brescia-Montichiari" e questo testo: 
Una decina di giorni fa (prima dunque dell'articolo pubblicato da "L'Espresso", in edicola in questi giorni, dal titolo "Decolla lo spreco") presso l'aeroporto "Valerio Catullo" di Verona (vedi notizia AVIONEWS), AVIONEWS ha intervistato Paolo Arena,da poco alla presidenza della "Valerio Catullo" SpA. Il presidente ha sottolineato l'importanza del ruolo di Brescia-Montichiari, dicendosi convinto di riuscire a proiettarlo, insieme a Verona, nel futuro, a livello europeo e mondiale.
A differenza di quello che ha scritto "l'Espresso" il neo-presidente ha anticipato durante la video-intervista che si sta facendo molto per una nuova identità dei servizi che può offrire l'aeroporto di Monchiari; ad esempio "Stiamo discutendo con le compagnie aeree per poter portare traffico anche su quel sistema (bresciano, NdR)".
"La mia battaglia sarà quella di incrementare moltissimo l''Incoming', perché la struttura del Lago di Garda nella parte del Trentino Alto Adige ha un'occupazione alberghiera del 40-50%, il che significa che se riuscissimo ad aumentare il flusso-passeggeri, riusciremmo a riempire molto di più gli alberghi, creando così un indotto importante. Ma per poter fare questo serve anche la seconda pista a Brescia".
Tra l'altro il presidente ha promesso di mettere in ordine i conti, come dichiarato al momento del suo insediamento.
Alla nostra domanda su come pensa di rilanciare l'aeroporto di Verona per raggiungere un pareggio economico, Arena ha affermato che "Stiamo ancora cercando di capire; abbiamo fatto un 'Audit' interno; però troveremo un tempo adeguato per invitare anche la stampa e spiegare come intendiamo muoverci".
In basso il video dell'intervista:

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Non ho capito dove inizia l'intervista o dove termina la barzelletta, ma vorrei ricordare che il Presidente Aeroportuale dell'Aeroporto di Verona, continua a dimenticarsi che:
(A) il Catullo sta operando senza un qualsiasi Decreto di Compatibilità e che abbia ottenuto un parere positivo dopo una previa VIA - Valutazione Impatto Ambientale;
(B) il Catullo deve comunque ancora ottenere un parere positivo ad una V.I.A. che comprenda tutto quanto realizzato dall'apertura della Pratica EU-PILOT 240/08/ENVI (18.12.2008) con la raccomandazione della Commissione Europea Ambiente - che nella VIA siano valutati tutti gli impatti ambientali a partire dal 14.03.1999;
(C) il Catullo deve sottoporre a V.A.S. Valutazione Ambientale Strategita (e non a V.I.A.) il nuovo Piano di Sviluppo Aeroportuale, che - come dichiarato dallo stesso Presidente Aeroportuale - sarebbe costituito da un unico sistema che si basa su due piste (e pertanto serve la VAS e non la VIA).
Ma ovviamente visto che anche qui su Avionews citano gli articoli pubblicati sull'Espresso, meglio ricopiarli cosi rimangono anche su ViViCaselle.
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40 milioni di euro, 0 passeggeri.
L'aeroporto di Brescia costa un bingo, perché ci lavora un sacco di gente; tra controllori di volo, doganieri, polizotti, facchini etc. Ma nell'ultimo anno non ci è passato neanche un viaggiatore. Un caso limite di sperpero italiano.
Da stamattina non atterra nemmeno un merlo. Anche gli uccellini snobbano l'aeroporto più sprecone del mondo. Allacciatevi le cinture e preparatevi a scendere nell'Italia del federalismo militante: benvenuti in Padania, terra di faide all'ultima spesa tra leghisti e berlusconiani. La cattedrale delle cattedrali nel deserto è al centro della verdissima pianura lombardo-veneta. Proprio qui dove il Risorgimento italiano ha combattuto le sue battaglie per l'Unità. E dove 150 anni dopo ogni provincia ha il suo campanile, i suoi parlamentari, il suo dialetto stampato sui cartelli stradali. E, perché no, pure il suo mega aeroporto. Quello di Brescia è straordinario: 3 mila metri di pista, la torre di controllo con due uomini radar di giorno e di notte al lavoro, si fa per dire, vigili del fuoco, poliziotti, finanzieri, doganieri in servizio sulle 24 ore, addetti ai bagagli, alle pulizie, ai metal-detector, alle rampe, al piazzale, al rifornimento, alle previsioni del tempo, alle informazioni al pubblico. E da un anno nemmeno un passeggero. Nemmeno un volo, una partenza, un abbraccio.
Roba da umiliare i padrini della defunta Cassa del Mezzogiorno. Ma giù al Nord le cose si fanno perbene. In nome dell'efficienza, del commercio, della tradizione. E del feudo: antico concetto che il linguaggio più raffinato preferisce chiamare lobby.
La società Aeroporto Gabriele d'Annunzio ne è un monumento. Gestisce l'omonimo aeroporto di Brescia, nelle campagne di Montichiari, una ventina di chilometri dalla Leonessa d'Italia. E in nove anni, da quando è stata costituita, ha perso la bellezza di 40 milioni 383 mila 462 euro. Il bilancio migliore? Il primo nel 2002, quando ha operato per soli sei mesi: meno 2 milioni 504 mila e 52 euro. Il record nel 2009: meno 5 milioni 813 mila 555 euro e una ricapitalizzazione per perdite da 15 milioni 500 mila euro. Leggermente meglio nel 2010, ma solo grazie alla cancellazione di tutti i voli passeggeri: meno 4 milioni 574 mila 126 euro. Mai un bilancio almeno vicino al pari. Eppure ad appena mezz'ora di autostrada, negli stessi nove anni, l'aeroporto di Bergamo ha portato il suo utile da un milione 786 mila euro a 12 milioni 270 mila euro. Perderli per perderli, se avessero regalato quei 40 milioni ai 63 dipendenti, i 25 operai e i 38 impiegati bresciani avrebbero messo insieme un gruzzolo di quasi 635 mila euro ciascuno. Invece si ritrovano in cassa integrazione. Ultima conseguenza di decisioni prese sempre altrove.
Ai cinque amministratori della società va un po' meglio. Nonostante i risultati, negli ultimi sei anni il loro compenso medio pro capite è aumentato senza sosta: dagli 11.221 euro del 2004 ai 19.200 euro all'anno del 2010. Un bel più 71 per cento, che il consiglio d'amministrazione dell'aeroporto integra con guadagni e gettoni in altri incarichi e attività. Così hanno deciso i soci della Gabriele d'Annunzio: la Provincia di Brescia con un simbolico 0,01 per cento di azioni e la società Aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca con il 99,99, a sua volta controllata da Camera di commercio di Verona, Provincia di Verona, Provincia di Trento, Comune di Verona, Provincia di Bolzano, Camera di commercio di Brescia, ancora la Provincia di Brescia con il 4,19 per cento. E altri soci tra banche, enti e Comuni della zona.
Uno spreco di soldi pubblici che comincia da lontano. L'attuale crisi economica c'entra ben poco. Per anni idee, risorse, progetti sono stati bruciati in una battaglia di campanile. Combattuta anche davanti al Tar, al Consiglio di Stato, al tabellone degli orari dei voli. Città contro città. I veronesi della Lega contro i bresciani del Pdl. Lo stesso aeroporto di Verona contro il suo figlioccio di Brescia. Due aeroporti a 45 minuti di autostrada. Tre contando Bergamo. Cinque considerando Milano Linate e Malpensa. Soltanto quest'anno, il 31 maggio, è stata firmata la pace. Sfruttando la circostanza che la Lega governa in Comune a Verona con Flavio Tosi e in Provincia a Brescia. E il Pdl in Comune a Brescia con Adriano Paroli e in Provincia a Verona.
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Cronaca di una giornata di ordinaria desolazione
Ecco cosa succede nell'arco di ventiquattr'ore all'aeroporto Gabriele D'Annunzio di Brescia. Tra sale partenze vuote, tassisti sconsolati, dipendenti dal futuro incerto e il via vai dei camion diretti alla vicina discarica.
Ore 3.15
Il nono cargo postale della Mistral Air è decollato da un pezzo. Se ne sono andati gli 80 operai esterni della cooperativa di facchinaggio, quasi tutti stranieri. E gli addetti al piazzale, dipendenti della Gabriele d'Annunzio. Lavorano quattro ore. Poi cassa integrazione. Nel buio totale dei campi, l'aeroporto di Brescia è una gigantesca cupola di luce su un piazzale immobile. Resterà così per tutta la giornata. I rimorchi portabagagli ammassati a destra dell'aerostazione. Trattori, autoscale, spargisale a sinistra. In un parcheggio lontano i pullman per i passeggeri che nessuno usa più. Milioni di euro affidati alla ruggine
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Ore 7
Milano Linate a quest'ora sarà già piena di passeggeri in coda ai check-in. Bergamo pure. Dalla capitale dell'acciaio alle porte del Nord-Est, dalla stessa terra tra Brescia e Mantova che in questo momento può vantare un ministro e la presidente di Confindustria, non parte nessuno. Nemmeno un jet privato. La sala arrivi e la sala partenze sono luminose e pulite come uno stadio senza pubblico né giocatori.
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Ore 7.37
Il primo sole rischiara una montagna ricoperta di teli verdi, al di là della pista di decollo. La pista l'hanno allungata durante la Guerra fredda per far atterrare i bombardieri con le testate atomiche. A quei tempi quella montagna là in fondo non c'è ancora. Non esiste nemmeno nel 1999 quando l'allora presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, inaugura l'aeroporto con queste parole: "Qui oggi abbiamo la dimostrazione che noi italiani quando vogliamo fare qualcosa ci riusciamo". Gli aerei passeggeri a Montichiari arrivano perché l'aeroporto di Verona deve chiudere temporaneamente per riammodernare gli impianti. E a Brescia vengono fatte le cose in grande. Sempre sotto il controllo dei concorrenti veronesi. In sei mesi la nuova aerostazione è pronta. Cinquanta miliardi in lire, quasi 26 milioni il costo in euro.
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Ore 8
Apre il giornalaio, sala partenze. Finalmente si vede qualche aereo: un Airbus 380, un Jumbo, un Md11, un Airbus 320. Sono giocattoli sugli scaffali dedicati ai bambini. In vetrina un bestseller ingiallito, "La mia Africa" di Karen Blixen. E tre libri di Fabio Volo. Chissà se questi li hanno messi lì con ironia. Lo schermo partenze è un quadrato azzurro come il cielo. Stesso colore lo schermo arrivi. Nessun aereo. L'ora è indietro di 13 minuti. Senza risposta anche i click sul sito Internet. Un simpatico avviso rivela che la pagina arrivi-partenze "viene aggiornata ogni 10 minuti".
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Ore 10.07
Dei tre metal-detector, uno resta acceso per il controllo dei dipendenti. Un televisore spiega 24 ore su 24 al salone vuoto cosa è consentito portare a bordo. Per ammazzare il tempo le due guardie giurate leggono il giornale, un libro, escono a turno a fumare.
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Ore 11.05
Lo sportello cambiavalute è spento. Manca la sedia. Sul foglio appeso al vetro la quotazione è ferma alle 13.45 del 28 dicembre 2007. Un dollaro: 1.53 euro. L'ufficio informazioni è illuminato. Due hostess in divisa confermano che il banco è aperto dalle 7 alle 19. L'ultima informazione che vi hanno chiesto? "Due giorni fa". Cosa chiedevano? "Dove comprare un biglietto aereo". La biglietteria è chiusa da mesi.
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Ore 11.42
Sempre al di là della pista, un'altra fila di camion sale ben sopra gli alberi. Quella montagna non c'è nemmeno nel 2002 quando l'aeroporto di Verona e la Provincia di Brescia costituiscono la Gabriele d'Annunzio. È la discarica dell'Azienda servizi municipalizzati di Brescia, da poco autorizzata appena fuori la recinzione dell'aeroporto. La norma internazionale Icao indica "in 13 chilometri dal sedime aeroportuale il limite consigliato per l'insediamento di attività di smaltimento". In Italia le regole sono più elastiche. I rifiuti attirano gli uccelli. E gli uccelli sono un pericolo se vengono aspirati dai motori dei jet. Due anni fa è successo due volte con i gabbiani, spiega il presidente dell'aeroporto bresciano, Vigilio Bettinsoli, 62 anni, in quota Pdl: "Ora sui rifiuti spargono enzimi per tenerli lontano".
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Ore 13.30
Luca Aldrovandi, 38 anni, e Luigi Gibelli, 56, tassisti senza lavoro, riconoscono Bettinsoli mentre pranza con un panino al bar dell'aeroporto. Vogliono sapere le novità. "Ci dicono", raccontano i due tassisti, "che se ci sarà l'accordo con Milano, Brescia potrebbe diventare il nuovo hub al posto di Malpensa. Oppure che Brescia si prenderà i cargo che non trovano più posto a Bergamo. O che qui arriveranno l'alta velocità e l'autostrada. Ma nel frattempo cosa mangiamo?". Nessuno ancora immagina che ogni progetto di ampliamento dovrà vedersela d'ora in poi con la montagna di rifiuti autorizzata a poche centinaia di metri dalla pista. I camion continuano a scaricare immondizia.
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Ore 15.15
Chiude il bar. In agosto se n'è andata la società Autogrill. Hanno faticato a trovare un imprenditore locale disposto a tenere aperto almeno per i dipendenti. Il giornalaio è sbarrato dalle 12.30. Ora l'aeroporto è davvero immobile. I dieci banchi check-in deserti. Alla parete, la pubblicità della Ryanair: "Tariffe fisse. Londra-Brescia-Cagliari". È il collegamento trasferito a Verona. Ma ci sono così tanti sardi a Brescia? "No", sorride un poliziotto, "Cagliari serviva a incassare le sovvenzioni statali". Sono 26 gli agenti sulle 24 ore. Più o meno lo stesso numero i militari della Finanza. Una trentina i pompieri.
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Ore 16
I progetti sul futuro dell'aeroporto vanno chiesti a Verona. Tutto passa da lì. La pace firmata il 31 maggio prevede la fusione delle due società di gestione e la costituzione della holding Sistema aeroporti del Garda: 25 per cento Provincia, Comune, Camera di commercio di Brescia, 25 per cento agli enti trentini e 50 per cento Provincia, Comune e Camera di commercio di Verona. In sospeso, l'ingresso con un 20 per cento di Sea Milano. Ma anche in questo caso i veronesi si terrebbero la maggioranza. Con una ridistribuzione delle quote 40, 20, 20 e 20.
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Ore 18.03
Alcuni dipendenti accettano di parlare, con la garanzia dell'anonimato: "Abbiamo paura di sanzioni disciplinari. Quando i sindacati hanno firmato la nostra cassa integrazione, i colleghi della società di Verona hanno ricevuto il premio di produzione. Perché loro con il low cost hanno aumentato gli incassi". È scritto anche nel verbale di approvazione del bilancio 2010: Brescia "sconta ancora oggi la mancanza di lungimiranza nelle strategie commerciali non cogliendo l'opportunità low cost e cioè rifiutando la proposta di Ryanair quando ancora non operava sull'aeroporto di Bergamo". "Adesso", spiegano i dipendenti bresciani, "ci dicono che diventeremo un solo aeroporto con due piste". Un aeroporto con due piste ne sfrutta una per i decolli e una per gli atterraggi. Ma se le due piste sono una a Brescia e l'altra a Verona, cosa cambia? Nessuno, a nessun livello, finora ha la risposta.
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Ore 18.58
Si aprono due porte scorrevoli. Arrivi internazionali. Esce un'addetta della società di pulizie Meridional. Oggi, come ieri e l'altro ieri, tutti i rifiuti prodotti da saloni e uffici non riempiono un sacchetto nero della spazzatura. Un altro giorno è finito nell'aeroporto dei passeggeri fantasma.
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Dal 2002 al 2010, negli aeroporti di Brescia, Verona e Bergamo nonostante i risultati in costante peggioramento i compensi degli amministratori aumentano
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Da Bolzano a Tortolì ecco gli scali dove nel 2010 le perdite hanno superato gli utili
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C'è da aggiungere qualche commento?
Non mi sembra il caso!!!
Gli articoli sono molto ma molto chiarificatrici sulla situazione dell'Aeroporto bresciano.
Comunque - anche se fa da ridere - l'Aeroporto di Montichiari, dal 2000 è in possesso del Decreto di Compatibilità Ambientale con parere positivo con prescrizione (chiesto dalla Catullo SpA nel 1999) che a quanto pare si è dimenticata di chiederlo per l'Aeroporto di Verona, un Aeroporto che continua ad operare pur mancante del Decreto di Compatibilità Ambientale.

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