Vuoi vedere che all'Aeroporto di Verona... torna la Ryanair!!!! - Se l'Aeroporto di Treviso non può più crescere (perchè senza VIA)... la SAVE (che gestisce l'Aeroporto di Venezia senza VIA) acquista l'Aeroporto Catullo di Verona (anche questo senza VIA)... per poi trasferire la Ryanair qui da noi... di nuovo!!!

Se una comunità ha un problema con una Discarica... come a Quaderni... c'è il Comitato Anti Discarica Cà Balestra. Se un'altra comunità ha un problema con un Aeroporto, come a Quinto di Treviso... c'è il Comitato No Ampliamento dell'Aeroporto di Treviso. Se poi c'è una comunità - come a Caselle - che ha... sia una Discarica... che un Aeroporto... nessun comitato... basta ViViCaselle? Ma c'è un piccolo problema: "io sono stanco".
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Dopo aver scritto ieri questo messaggio: "Contro deduzioni alla lettera della Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea [prot. CHAP(2012)03071] avente ad oggetto: "Violazione della Direttiva 2001/42/CE – (la Direttiva V.A.S.) in relazione ai “Contratti di Programma” conclusi tra ENAC e Società di Gestione Aeroportuali - FOCUS sull’Aeroporto di Venezia e sul “Contratto di Programma” ENAC-SAVE"." oggi scriviamo ancora "qualcosa" che riguarda gli Aeroporti, visto che la SAVE SpA che gestisce gli Aeroporti di Venezia e Treviso... ora vuole gestire anche l'Aeroporto di Verona. Che poi tutti e tre questi aeroporti siano senza VIA... è un dettaglio!!!
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Il 5 Agosto scorso sulla Tribuna di Treviso è uscito questo articolo: «Canova, Letta fermi l’ampliamento», con questo sottotitolo: "Interrogazione di Sel e del Comitato al governo. Ma Save e Aertre ricorrono al Tar contro la limitazione al numero di voli" e questo testo.
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Aeroporto Canova di Treviso, la polemica tiene sempre più banco. È guerra aperta sul limite dei voli e sulle autorizzazioni per l’ampliamento dello scalo, ma anche sull’impatto ambientale. E, colpo di scena, è appena partito un nuovo ricorso al Tar, ma stavolta ad opera dello stesso aeroporto, non del comitato contro l’ampliamento dello scalo. Comitato che però, grazie a Sinistra Ecologia e Libertà, è riuscito a portare il “caso” del Canova in Parlamento. Ma partiamo dal Tar: adesso è l’aeroporto di Treviso a muovere guerra contro Comune di Quinto, ministero dell’Ambiente e perfino Enac (ente nazionale di aviazione civile). Pochi giorni fa infatti lo scalo trevigiano ha promosso un ricorso al Tar chiamando in causa i tre enti e contestando la diffida - di pochi mesi fa - che puntava a limitare l’attività di volo sulla pista trevigiana, quei famosi 16.300 voli che in assenza di nuove autorizzazioni dovrebbero rappresentare il tetto massimo dell’attività del Canova. La mossa è di Save (società che gestisce il Marco Polo e comanda anche l’AerTre) e di AerTre (società che gestisce il Canova), nelle carte del ricorso però risulta solo l’aeroporto di Treviso. Ma tanto basta. La battaglia è infatti tutta dello scalo che da anni attende l’ok burocratico che permetterebbe di far decollare il maxi-piano di investimenti di Save per lo sviluppo dell’attività e del contesto urbanistico dell’aeroporto. Lo stesso piano (120 milioni di euro) che porterebbe a raddoppiare voli, passeggeri (da 2,2 milioni di oggi a 4,4 all’anno) e indotto, e che prevede 9 milioni di opere di mitigazione. Manca solo un timbro al via libera. Da troppi mesi. In attesa di quel timbro, si gioca una partita delicatissima. Le pressioni del Comune di Quinto per il rispetto del numero di voli, la diffida del ministero, l’attendismo di Enac hanno fatto scattare un meccanismo che per lo scalo potrebbe essere devastante, facendo ribollire gli animi ai piani alti e scattare la mossa legale del Canova. L’utilità? Potrebbe servire a congelare il dibattito sul tetto dei voli, rinviandolo oltre l’estate e permettendo così allo scalo di continuare ad operare con l’attuale regime. Altrimenti, il tetto stabilito dal ministero verrebbe raggiunto già in settembre, ossia solo tra un mese, obbligando così - almeno in teoria - lo scalo a chiudere e delocalizzare tutta l’attività a Venezia. Alternative? In Save qualcuno aveva ipotizzato, in primavera, uno stop dei voli «a tempo determinato», ma a stretto giro di posta l’ad di Aertre Simioni aveva liquidato il progetto come «impossibile» annunciando appunto la sola mancanza di «una firma e un timbro» per il via libera all’aumento dei voli a Treviso. La battaglia di carte bollate potrebbe essere quindi l’unico metodo per non chiudere, né limitare l’attività dello scalo. Nel frattempo, ai piani alti di AerTre, si continua a studiare. Alcuni voli e altrettanti vettori negli ultimi tempi sono stati trasferiti a Venezia, ma il trasloco non basta certo a restare nei limiti imposti dal ministero. Arriverà prima il via libera al piano di sviluppo inoltrato tre anni fa da Save a Roma, o lo stop all’attività?
Passiamo all’interrogazione parlamentare che la parlamentare di Sinistra Ecologia Libertà Serena Pellegrino ha presentato alla Camera, su input della federazione Sel di Treviso, indirizzata al ministero dell’Ambiente e al ministero delle Infrastrutture del governo Letta, «sulle problematiche relative al Canova, soprattutto per quanto riguarda le autorizzazione concesse da Enac e il procedimento di Valutazione di impatto ambientale (Via)».
La Pellegrino chiede ai ministri di fare chiarezza «sull’aggrovigliata situazione procedurale creatasi nel corso degli anni e che Enac ha dimostrato di non saper governare» e se non ritengano sia il caso, a fronte di questa situazione, «di sospendere l’iter procedurale di Valutazione (Via) di impatto ambientale del marzo 2012», quello cioé che l’Enac ha presentato per il master plan di Save-AerTre di sviluppo delle attività connesse al Canova che comporterà la triplicazione dei voli, oggi sono 16.300 annui, e un aumento dei passeggeri fino a cinque milioni e seicentomila. Sospensione della Via necessaria, secondo Sel, «in attesa di far chiarezza sullo sforamento dei lavori eseguiti, ma non autorizzati, nel 2011 all’interno del Parco del Sile, così come denunciato da Legambiente». Per Sel, infine, è necessario che il ministero delle Infrastrutture avvii «un’indagine sui fatti avvenuti in questi anni sullo sviluppo del Canova, e sul ruolo che Enac ha avuto in questa vicenda di normative non applicate e di decreti ministeriali non rispettati».
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Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare - al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti . 
Per sapere - premesso che: 
il sedime dell’Aeroporto Antonio Canova di Treviso si colloca a ridosso del perimetro del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile istituito con Legge Regionale n. 8/1991 e ricade, in piccola parte, all’interno di esso; è adiacente al perimetro dell’area SIC IT 3240028 Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso Ovest, istituita ai sensi della direttiva 92/43/CEE Habitat, e costituisce elemento di continuità tra l’abitato della frazione di San Giuseppe in Comune di Treviso e l’abitato del capoluogo del Comune di Quinto, tanto che le abitazioni più prossime sono addirittura adiacenti alla recinzione dell’aviosuperficie. Si precisa che seppur in piccola parte il sedime dell'aeroporto ricade in quest'area di Interesse Comunitario. 
L’impatto che l’attività aeroportuale determina sulla residenza e sull’ambiente circostante, allo stato attuale, è evidente. Gli apparecchi durante le fasi di atterraggio e decollo sorvolano, a poche decine di metri, sia zone densamente popolate che ambiti del Fiume Sile, ben noto a tutti come fiume di risorgiva più importante d’Italia. 
In relazione al piano di sviluppo aeroportuale (progetto 1/2012), per quanto concerne l’aeroporto Antonio Canova di Treviso si osserva che il progetto di ampliamento non rispetta le normative Ue sulla procedura d’impatto ambientale. 
Per il Canova è stata chiesta la compatibilità ambientale il 6 dicembre 2002, e dopo il Parere interlocutorio negativo del Ministero dell’Ambiente, datato 2007, le autorità competenti avrebbero dovuto presentare una nuova VIA entro tre mesi, ma di fatto non è avvenuto. 
Nonostante questo, le società di gestione dell’aeroporto, SAVE spa e AERTRE Spa a partire dal 2007, hanno realizzato comunque gli interventi di ampliamento: terminal, nuovi parcheggi interni ed esterni alla struttura ed ancora ampliamenti dell’aereostazione. 
Nel 2011 ENAC richiede alla Commissione VIA del MATTM un’autorizzazione per interventi di potenziamento e sviluppo delle infrastrutture di volo: rifacimento della pista, ampliamento della superficie interessata dai movimenti a terra, nonché opere impiantistiche ed idrauliche. Tali opere sono state eseguite grazie a un documento del Ministero dell’Ambiente del 5/05/2011 che ha concesso Parere favorevole all’esclusione della procedura VIA. Tale atto è stato impugnato da Italia Nostra e dal Comitato aeroporto di Treviso con ricorso in giudizio al TAR del Veneto (n. di protocollo 1528 del 2011). 
L’autorizzazione all’esclusione avrebbe permesso un ulteriore sviluppo delle attività aeroportuali, con un aumento degli impatti su persone e territorio. 
Nel 2011 ENAC autorizzava n.8 movimenti/ora sullo scalo Canova affermando che il Decreto DSA-DEC-2007-000039 del 14/05/2007, che limitava a 16.300 movimenti/anno, non fosse attuativo, rimandando all’art. 687 del Codice della Navigazione secondo il quale ”l’unica autorità di regolazione tecnica, certificazione, vigilanza e controllo” sia l’ENAC.
Si è così sforato, nel periodo dal 2007 al 2012, il limite considerato cautelativo dal Ministero dell’Ambiente. 
Nel marzo del 2012, ENAC presenta un Master Plan di sviluppo delle attività connesse all’aeroporto Canova che comporterebbe la triplicazione del numero dei voli, attualmente   pari a 16.300 annui e un aumento dei passeggeri da due milioni attuali a cinque milioni e seicentomila. Questo comporterebbe un ulteriore impatto ambientale ed un aggravio sulla vie di comunicazione limitrofe e sulle aree urbane interessate con un conseguente aumento dell’inquinamento sia acustico che atmosferico. Non ultimo le ricadute sul Parco Regionale del fiume Sile, area di alto valore naturalistico, sarebbero di grande impatto ambientale. 
Anche la più recente normativa Regionale sul governo del Territorio (L.R. 11/2004) sancisce che lo sviluppo, in generale, debba soddisfare a requisiti di sostenibilità, non pregiudicare la qualità della vita dei cittadini e delle generazioni future e rispettare le risorse naturali. 
Alla  procedura di VIA del Master Plan dell’aeroporto di Treviso sono giunte innumerevoli osservazioni contrarie al progetto, da parte di Associazioni Ambientaliste quali LEGAMBIENTE,  ITALIA NOSTRA, Salviamo il Paesaggio, nonché  ANPI, FARE TREVISO, Comitati cittadini, Comune di Zero Branco e Comune di Quinto di Treviso. 
 Queste Osservazioni hanno  evidenziate, sia  innumerevoli incongruenze sull’iter fino ad oggi seguito, sia possibili illeciti commessi dall’azienda MESTRINARO spa, di Zero Branco di Treviso che,come denunciato dal Comitato antiampliamento  su “Il Gazzettino” di Treviso del 17/04/2013,  potrebbe aver conferito materiale altamente  tossico e nocivo, nell’esecuzione dei lavori (giugno/dicembre 2011) di sottofondo della pista di volo dell’aeroporto Antonio Canova di Treviso.
La MESTRINARO Spa di,, risulta infatti già  indagata   dalla Procura di Venezia e di Vicenza per l’utilizzo di rifiuti tossici, impiegati nei  lavori di sottofondo, eseguiti  per la costruzione delle autostrade Val Dastico (VI),  della A4 Venezia/Trieste, e del parcheggio dell’aeroporto Marco Polo di Venezia, così come denunciato dal” Corriere Veneto” del 06/07/2013 e  dalla pagina nazionale del quotidiano “La Tribuna” di Treviso del 13/04/2013. 
Se i Ministri interrogati: 
·         intendano fare chiarezza su questa aggrovigliata situazione procedurale creatasi nel corso degli anni e che ENAC ha dimostrato di non saper governare; 
·         se ritengano, a fronte di questa situazione, sospendere l’iter procedurale di VIA del marzo 2012, in attesa di far chiarezza sullo sforamento dei lavori eseguiti, ma non autorizzati, nel 2011 all’interno del Parco del Sile, così come denunciato da LEGAMBIENTE TREVISO nelle sue osservazioni presso la Commissione VIA dello stesso Ministero. 
.        se, in particolare, il  Ministero delle Infrastrutture dei Trasporti  intenda avviare un’indagine conoscitiva dei fatti avvenuti in questi ultimi  anni sullo sviluppo dell’aerostazione in questione, e sul ruolo che ENAC ( Ente predisposto al controllo, verifica. nonchè responsabile di tutti i progetti in ambito di aviazione civile), abbia avuto in questa vicenda di normative non applicate e di decreti ministeriali non rispettati. 
On.le Serena Pellegrino

On.leAlessandro Zan, On.le Filiberto Zaratti, On.le Giulio Marcon, On.le Giorgio Brandolin, On.le Walter Rizzetto, On.le Aris Prodani
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E se a all'Aeroporto di Treviso (Gestito dalla Aer Tre SpA controllata dalla SAVE SpA) succede questo come sopra descritto, all'Aeroporto di Verona... sempre la SAVE, vuole metterci del suo (vedi qui sotto). 
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VENEZIA — Save marcia sul «Catullo» di Verona. I contatti erano in corso, da ieri si sono concretizzati. «Se ne parla, preferirei farlo con i fatti. Certo l'obiettivo di un sistema unico regionale sarebbe nell'interesse del territorio», aveva detto non più tardi di due mesi fa il presidente di Save, Enrico Marchi. E i fatti, adesso, ci sono. La società che gestisce l'aeroporto di Venezia ha presentato ieri l'offerta d'acquisto per una quota di minoranza della Catullo spa, la società di gestione dell'aeroporto scaligero, impegnata in un difficile percorso di risanamento. Facendo entrare così nel concreto il progetto della costituzione di un polo aeroportuale veneto.
Un'offerta ancora preliminare, non esclusiva, che lascia aperte alle parti eventuali vie d'uscita. Ma con cui la società guidata da Enrico Marchi ha rotto gli indugi nella partita sull'aeroporto scaligero, con un'offerta definita la scorsa settimana, nel cda che ha dato il via libera anche ai conti del primo semestre. E su cui c'è già un primo punto fermo. Ieri il cda del «Catullo» è stato convocato di gran carriera dal presidente Paolo Arena. All'ordine del giorno, proprio l'informativa sull'offerta giunta da Venezia, con le decisioni conseguenti da parte del cda. Che pare abbia approvato la richiesta di convocare l'assemblea dei soci, per avere il mandato ad aprire la seconda fase. Quella della trattativa in esclusiva, tra numeri e due diligence.

L'intenzione, a Verona, di andare avanti sul percorso c'è tutta. Save non era l'unico che si era fatto avanti. Si era parlato dell'interesse del Fondo F2i di Vito Gamberale e anche della Sacbo, la società di gestione dell'aeroporto bergamasco di Orio al Serio. E con loro anche del fondo australiano Amp Capital, già presente negli aeroporti di Melbourne, in Australia, e di Newcastle, in Gran Bretagna. C'erano state anche lettere d'intenti; ma a Verona, alla fine, hanno preso atto che l'unico a farsi avanti seriamente è stato Marchi. E la volontà in riva all'Adige è di chiudere la partita entro il 2013: «Vorremmo convocare i soci entro fine anno con un'ipotesi già ben definita», aveva detto Arena all'assemblea dei soci.
Resta ora da metter a fuoco i meccanismi dell'operazione. Save ha già fatto capire di voler lavorare con i concambi azionari, secondo lo schema che aveva già portato in passato Venezia a controllare l'aeroporto di Treviso. Su questa strada il cda di Save ha già avviato a maggio il piano d'acquisto di azioni proprie, deliberato nell'assemblea degli azionisti di aprile: un piano di oltre 40 milioni di euro, per acquistare nel giro di 18 mesi fino a un 7% di azioni Save, portandosi al 12%, e che ha visto finora salire la spa quotata in Borsa dal 4,78% al 5,7%. Proprio al servizio delle acquisizioni.

Potrebbe essere questo il punto di partenza dell'operazione. Ma a Verona, che punta a vendere il 49% della società, fanno capire che uno schema carta contro carta non può bastare e che per risanare i conti della «Catullo», dopo le disastrose gestioni passate con pesanti ripercussioni sui conti (11,6 milioni di perdite nel 2012, dopo i 26 del 2011) serve anche denaro fresco, che l'assemblea dei soci aveva quantificato in 50 milioni di euro, per sostenere il piano industriale di rilancio. Potrebbero arrivare con un aumento di capitale dedicato, che potrebbe proiettare, secondo alcuni scenari, Save anche al 40% del capitale di Catullo spa; per poi, nel giro di qualche anno, se l'alleanza prendesse il largo, vedere la società di gestione di Venezia e Treviso conquistare la maggioranza anche di Verona. Scenari, per ora, il cui sviluppo andrà verificato nei fatti. Ma la strada per costituire, almeno negli aeroporti, il polo veneto è aperta. Un polo aperto alla Lombardia, con lo scalo di Montichiari che il management del Catullo sta cercando di rilanciare nel settore Cargo, trovando comunque grandi attriti con i soci bresciani, alleatisi con Sacbo per cercare, attraverso un ricorso al Tar, di annullare la concessione governativa da poco emessa a favore della Spa veronese.
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Con tutti i problemi ambientali che abbiamo a Caselle: Cave, Discariche, Autostrade, Aeroporti ecc ecc... non servono i Comitati, perchè c'è l'Assessore all'Ecologia e Ambiente... che opera e che agisce, indefessamente, a Tutela del Territorio e per la Salvaguardia della Salute Pubblica. Se poi per Difendere il Territorio interviene anche l'Assessore all'Urbanistica... c'è da sbellicarsi dalle risate... visto il MINI Piano degli Interventi che stanno preparando!!!!
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E per continuare a sbellicarsi dalla risate... Vuoi vedere che all'Aeroporto di Verona... torna la Ryanair!!!! - Se l'Aeroporto di Treviso non può più crescere (perchè senza VIA)... la SAVE (che gestisce l'Aeroporto di Venezia senza VIA) acquista l'Aeroporto Catullo di Verona (anche questo senza VIA)... per poi trasferire la Ryanair qui da noi... di nuovo!!! 

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