Interrogazione a Risposta Scritta del Movimento 5 Stelle sull'Autodromo del Veneto - CINQUE Anni dopo la mia Osservazione alla VIA!!! Non è mai troppo tardi.

Era il 5 Giugno 2008... e quindi ben cinque anni fa, (allora ero ancora inesperto sul come presentare le Osservazioni alla VIA) quando ebbi a scrivere questa lettera come sotto riportata, lettera che avrebbe dovuto essere una Osservazione alla Valutazione di Impatto Ambientale  dell'Autodromo del Veneto
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In quella breve lettera, tra l'altro, scrivevo questo:

"Secondo quanto scritto in queste pagine, all’Aeroporto Catullo dovrebbero atterrare 1.316.438 passeggeri che poi, tramite il treno dovrebbero recarsi al Motorcity. Dall’Aeroporto però potrebbero atterrare anche altri passeggeri, che utilizzando, il Taxi, l’Auto a noleggio e anche gli autobus di linea, potrebbero anche questi accedere al Motorcity. Secondo questa logica quindi, all’Aeroporto dovrebbero atterrare 1,5 milioni di passeggeri e conseguentemente poi dovrebbero decollare altrettanti 1,5 milioni di visitatori del Motorcity. Per quanto scritto nel S.I.A. dell’Autodromo del Veneto, si potrebbe generare un traffico di circa tre milioni di passeggeri che con una media di 150 pax/aereo creerebbero, tra decolli e atterraggi un incremento dei voli di 20.000 aerei con relativo impatto ambientale sulle popolazioni residenti nell’intorno aeroportuale."

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Ed è evidente che se l'Autodromo è ubicato ad oltre 15 km da Caselle, gli effetti dell'incremento dei movimenti aerei ed il conseguente inquinamento... ricade sulla popolazione di Caselle... che vive in prossimità dell'Aeroporto Catullo.
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Premesso questo, che oggi, abbia da scoprire che in merito all'Autodromo del Veneto sia stata anche presentata una "Interrogazione a risposta scritta" da parte di alcuni "Cittadini" del Movimento Cinque Stelle, tutto questo (anche se dopo 5 anni dalla mia "pseudo osservazione alla VIA") dimostra che qualcosa si sia mosso... e quindi questa interrogazione, non può che farmi piacere.
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   BUSINAROLO, FERRARESI, BONAFEDE, AGOSTINELLI, TURCO, MICILLO, SARTI, COLLETTI, FANTINATI, BRUGNEROTTO, ZOLEZZI, SCAGLIUSI, GALLINELLA e ROSTELLATO. —Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   secondo il recente rapporto ISPRA, il consumo di suolo in Veneto è stato calcolato pari all'8,5 per cento del territorio regionale (dato relativo al 2010), contro una media nazionale al 6,9 per cento e una media dell'Europa al 2,4 per cento; a questi dati, preoccupanti in sé, bisogna aggiungere un altro rilevante elemento di riflessione: solo nella regione Veneto ci sono 400 mila immobili inutilizzati; 
   appare evidente che questi numeri contengono tutta l'emergenza e l'urgenza di un presidio forte da parte dello Stato in difesa del territorio da ogni possibile ulteriore consumo di suolo senza una reale motivazione di interesse pubblico; un presidio che deve essere finalizzato al contrasto dell'uso non sostenibile del suolo, alla difesa delle aree di pregio e delle aree sottoposte a vincolo ambientale nonché a tutela dell'assetto idrogeologico; azioni che devono invece stimolare e incentivare estesi piani di recupero edilizio e la riqualificazione delle aree già cementificate e, molto spesso, abbandonate; 
   dall'analisi del rapporto ISPRA e delle scelte amministrative compiute dai vari comuni, emerge che la maggior parte del consumo di suolo di questi anni è avvenuto «a norma di legge» – al netto dell'enorme piaga dell'abusivismo edilizio –, utilizzando, magari interpretando, norme e strumenti urbanistici comunali, provinciali, regionali dall'effetto troppo spesso disastroso; 
   in Veneto, a partire dal 2004, è stata introdotta la pianificazione attuativa territoriale, ma ad oggi persistono piani regolatori datati e superati, variati ed emendati negli anni e certamente non in grado di dare un sistema regolatorio efficace per garantire la tutela; troppo spesso veti incrociati tra posizioni politiche nascondono interessi privati che portano a enormi difficoltà di approvazione dei piani nei comuni, nelle province e nella stessa regione; anche l'applicazione del Piano casa in Veneto non ha avuto le attenzioni e la visione di strumento per una reale riqualificazione energetica e strutturale del costruito, mentre esempi virtuosi di applicazione possono essere invece considerati la provincia di Bolzano e la regione Toscana; 
   in questa situazione di elevata criticità esiste inoltre una estrema difficoltà di tutela del patrimonio storico veneto, troppo spesso assediato dal cemento: eclatante il caso di Villa Emo a Vedelago, salvata con l'intervento della società civile, eccezione rispetto allo scempio di varie Ville Venete mai concretamente valorizzate nel loro potenziale turistico, come segnalato dalla puntata di Report del 21 aprile 2013; 
   la cementificazione in Veneto negli ultimi 20 anni ha inoltre compromesso l'assetto idrogeologico in varie aree del territorio sul quale si stanno ripetendo con sempre maggior frequenza eventi catastrofici, come la rottura degli argini a Soave e Monteforte d'Alpone del novembre 2011 ed il tragico stato di pericolo (una vittima il 16 maggio 2013) che le popolazioni hanno vissuto anche in questo maggio 2013, l'elevatissimo numero di eventi di acqua alta a Venezia e a Chioggia, e gli altrettanto numerosi eventi franosi nelle zone collinari; 
   talvolta l'attribuzione di un «interesse pubblico» ad alcuni progetti, attiva meccanismi di deroga a tutti gli strumenti urbanistici e di pianificazione, con discutibili conseguenze sulla corretta gestione del territorio; 
   i progetti Motorcity e District Park – per la cui realizzazione è prevista l'utilizzazione di 12 milioni di metri quadrati, 4,5 dei quali solo per l'Autodromo – rappresentano proprio quella tipologia di intervento che beneficia di una corsia preferenziale derogatoria che ha consentito di collocarli in un'area agricola di pregio – attualmente destinata alla coltivazione di riso vialone nano e cereali –, con presenza di risorgive e zone umide – Vigasio Trevenzuolo; 
   la proposta di realizzare un autodromo – al quale nel 1999, con legge regionale, era stata attribuita «rilevanza pubblica» – ha costituito il pretesto per non rispettare gli strumenti urbanistici esistenti; il progetto si è via via ampliato, fino a diventare una vera e propria operazione speculativa, fino a diventare il più grande centro commerciale d'Europa e in grado di attirare fino a 120 mila persone; 
   con delibera del consiglio provinciale di Verona in data 4 giugno 2013 sono state approvate le «nuove modalità di realizzazione per stralci del sistema infrastrutturale viabilistico della zona sud-ovest del territorio provinciale», in base alle quali la realizzazione a carico dei privati delle opere stradali tra Vigasio e Trevenzuolo di quattro corsie per 9,5 chilometri, per complessivi 120 milioni di euro, può essere portata avanti a stralci in base ai tre piani di lottizzazione distinti. I tre progetti sono: il Motorcity (che prevede una pista automobilistica, un centro commerciale grande il doppio di quello costruito a Londra per le olimpiadi, un parco divertimenti, hotel, aree espositive, ed altro) promosso dalla Autodromo del Veneto Spa, il District Park (centro logistico) promosso da Res-Serenissima e il Centro Agroalimentare di Trevenzuolo, promossa da Spalt. I lavori relativi al District Park potrebbero anche partire per primi, al termine dell’iter per la revisione della Via provinciale, senza pertanto lasciar cadere gli effetti della valutazione d'impatto ambientale (VIA), valida ancora per solo un anno e mezzo; 
   solo di recente la regione Veneto, con l'istituzione di una commissione speciale antimafia, si è resa conto della necessità di controlli per prevenire le infiltrazioni della criminalità organizzata e i fenomeni di corruzione e di garantire la massima trasparenza in tutte le fasi delle procedure di affidamento dei lavori pubblici, ma i progetti e gli interventi in fase di realizzazione sono troppo numerosi perché se ne riesca a fare un vaglio efficace; 
   in questo scenario si aggiunge un'ulteriore criticità: l'uso sistematico dello strumento del project financing per realizzare opere pubbliche, con effetti discutibili dal punto di vista finanziario, di criteri di selezione imprese – ospedale e passante di Mestre, passante autostradale Nord di Verona, tunnel Schio Valdagno – di definizione delle reali esigenze pubbliche; 
   oltre a ipotesi di nuove edificazioni, il Veneto deve subire una intensa attività estrattiva, resa più facile dalla mancata approvazione di un piano regionale per le cave, mentre la Direttiva Europea 2008/98/Ce, recepita con il decreto legislativo n. 205 del 2010, impone, entro il 2020, il riciclo degli inerti per almeno il 70 per cento; sono inoltre assenti piani e progetti per gli interventi di recupero ambientale delle cave dismesse, la cui unica proposta di utilizzo è quella di destinarle a discariche di rifiuti –: 
   se alla luce di quanto descritto in premessa il Governo intenda acquisire elementi in merito alla possibile compromissione, nelle aree interessate dai progetti descritti, di valori paesaggistici protetti e se la competente soprintendenza sia stata coinvolta nelle procedure o abbia mosso rilievi in relazione ad esse. 
(4-00869)
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Se allora (prima del 2009) la Giunta Comunale di Sommacampagna era di Centro Sinistra...  e se oggi la Giunta Comunale è di Centro Destra... in merito a questo aspetto: "far valere la richiesta di opere di mitigazione e di compensazione per l'intorno aeroportuale"... non ha fatto nulla... ne la Giunta di Centro Destra, come non ha fatto nulla nemmeno la Giunta di Centro Sinistra.

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