Giovanna Bonvicini, l'arte che durerà più del bronzo. E un grandissimo in bocca al lupo a... Silvia!

Lunedì 7 febbraio 2011 avevo scritto questo messaggio: "Giovanna Rodoz in Bonvicini. Una donna con le palle (di bronzo). Conoscerla... ti segna per tutta la vita. Ciao Giovanna". Un messaggio che avevo scritto con molta emozione in occasione dei funerali di Giovanna che ci aveva lasciati, improvvisamente, solo pochi giorni prima.
Mi era sembrato doveroso allora scrivere un mio pensiero su ViViCaselle accompagnato da un mio personale ricordo dei momenti passati assieme con Giovanna, Fausto e Silvia. E dato che oggi sull'Arena è uscito un bellissimo articolo, credo sia mio dovere evidenziare anche questo contributo alla memoria di Giovanna, ricordando la lunga malattia di Fausto e all'importante compito che ora spetta a Silvia e a tutti i collaboratori della Fonderia F.lli Bonvicini.
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Oggi sull'Arena è uscito questo articolo: ECCELLENZE. La geniale e volitiva imprenditrice è morta, ma l'azienda di Caselle ha un futuro. Giovanna Bonvicini, l'arte che durerà più del bronzo. Sarà la figlia Silvia ora a continuare l'attività della famosa fonderia fondata dal papà Fausto. Qui sono nate opere di Mirò e Botero
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L'articolo oggi pubblicato sull'Arena è poi questo:
È Silvia Bonvicini, 26 anni, a garantire la continuità di una prestigiosa realtà artistica veronese: la fonderia a Caselle di Sommacampagna fondata negli anni Settanta dal papà Fausto assieme ai fratelli Luigi ed Ettore. La mamma di Silvia, Giovanna, è morta prematuramente lo scorso 4 febbraio; aveva dovuto improvvisamente prendere le redini della fonderia artistica a causa della malattia che ha colpito il marito, tuttora invalido. A Silvia viene lasciata un'eredità impegnativa, ma nel dna non le manca la determinazione dei genitori: è cresciuta a pane e arte, custodisce tra splendidi occhi verdi una dolcezza forte e combattiva.
SILVIA BONVICINI custodisce la memoria della madre nell'officina che ha visto passare artisti italiani e stranieri. Qui sono state fuse opere di maestri quali Magritte, Mirò, Arman, De Chirico, Matta, Pomodoro, Minguzzi, Botero, Ghermandi, Berrocal, Castagna, Rabarama.
«Nulla fermava papà», ricorda Silvia, «anzi, le complicate volumetrie, le richieste insolite erano per lui uno stimolo, una sfida».
Giovanna, sua compagna, era volitiva e caparbia. Aveva capito che sul difficile mercato della produzione artistica bisogna sapersi muovere anche in modo coraggioso. Così andava ovunque nel mondo per conoscere artisti, trattare commesse, restaurare opere nate in fonderia. L'unione delle due competenze — l'arte di Fausto, l'imprenditorialità e la grinta di Giovanna — ha portato l'impresa sempre più in alto. Giovanna e Fausto Bonvicini hanno saputo trasferire il mestiere ai giovani, e questo resta il punto di forza dell'azienda.
«La mamma ha sempre puntato sulla formazione», racconta la figlia. «Da anni progettava di legare alla fonderia una vera e propria scuola di scultura nella quale affiancare alla parte storico-teorica laboratori sulle tecniche di scultura e laboratori di formazione al mestiere di fonditore».
L'azienda si è aperta anche al design, fabbricando artigianalmente arredi in pochi esemplari. I primi ad arrivare in fonderia sono stati Ugo La Pietra, Anna Deplano e Peppa Zampini, partecipi nell'apertura a nuove frontiere richieste dall'arte contemporanea.
«Mia madre desiderava avvicinare la gente all'arte», spiega la figlia. «e spiegare cosa stava accadendo in quel mondo, voleva contribuire ad una possibile lettura e comprensione dei linguaggi contemporanei in un tempo complesso e per certi versi contraddittorio. Anche per questo negli ultimi anni ha promosso diverse visite a mostre e musei e incontri sulla scultura del Novecento».
Giovanna aveva il dono dell'accoglienza. La stanza più grande della sua dimora adiacente alla fonderia è la cucina. Una sorta di studio personale, pieno zeppo di libri (da quelli di cucina alla narrativa sudamericana; amava in particolar modo Gabriel Garcia Marquez), sculture, quadri, piatti d'artista. Era la sua stanza, qui trascorreva il tempo libero quando non era in giro per il mondo. Qui diventava manager dei fornelli e preparava prelibate pietanze. Alla sua mensa sedevano ospiti noti — artisti, critici d'arte, galleristi — ma anche giovani che viaggiavano giorno e notte per raggiungere la fonderia.
«Ricordo ancora un pullman di studenti ungheresi che si sono presentati da noi stanchi e affamatissimi. Per prima cosa, li mettemmo a tavola», racconta ancora la figlia. Quando gli invitati erano tanti, era la stessa fonderia a trasformarsi in salotto. Tra i tanti amici e conoscenti ospitati, in visita all'azienda sono arrivati negli anni anche diversi ministri italiani e europei.
Oggi quella cucina è silenziosa. Presto si riempirà nuovamente di voci, perché gli artisti stanno rinnovando la loro fiducia alla Fonderia Bonvicini. La ripongono in Silvia e nel suo prezioso gruppo di lavoro.
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Non serve scrivere dell'altro che non ricopiare il titolo del messaggio di oggi: "Giovanna Bonvicini, l'arte che durerà più del bronzo. E un grandissimo in bocca al lupo a... Silvia!" concludendo se non aggiungendo un aneddoto.
Nella foto sopra riprodotta Fausto è ripreso ai piedi di una delle sculture più imponenti di Mirò. E dato che si conviene che in scultura un originale è originale quando c'è indicato sull'opera d'arte il simbolo: 1/4 o il simbolo: I/IV o il simbolo: 1/4PA raggiunte questi 12 esemplari la copia in gesso - identico all'originale - che viene utilizzato per realizzare i bronzi... deve essere distrutto.
Il giorno in cui nella Fonderia Bonvicini, fu distrutto il gesso del Toro di Mirò, tra tutte quelle persone che erano presenti a rappresentare l'ufficialità di quell'atto... in un angolino c'ero anch'io. Un'altro dei ricordi che posso avere e ricordare... grazie a Giovanna e a Fausto.
Ora tocca a te Silvia... Tantissimi auguri

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