Giovanna Rodoz in Bonvicini. Una donna con le palle (di bronzo). Conoscerla... ti segna per tutta la vita. Ciao Giovanna!

Ci sono delle persone nella vita... che quando le incontri, poi ti segnano per sempre. E Giovanna Rodoz (da dopo che divenne la moglie di Fausto Bonvicini) è una di queste persone indimenticabili. Se le conosci, sia Fausto prima, che Giovanna dopo... non le dimentichi più. Ti segnano per sempre tutta l'esistenza.
Ma chi è Fausto Bonvicini? E' difficile da descrivere. Ma ci provo. Uno scultore ha l'idea per realizzare una scultura... ma se poi non c'è il Fonditore... quello che trasforma la tua creatività in un'opera d'arte... quello che dalla cera trasforma la materia in bronzo... lo scultore non diventa artista. Ci vuole Fausto.
Ma allora Fausto Bonvicini era uno Fonditore o era un'Artista? Io ho sempre pensato che fosse un Artista delle fusioni in bronzo. E poi quando - non più giovanissimo - ebbe a sposare Giovanna Rodoz, mia coetanea, che oltre che compagna di vita divenne anche compagna di lavoro, la "Fonderia Artistica: Fll. Bonvicini" già famosa in tutto il mondo... lo divenne ancora di più.
Alla Fonderia Artistica Bonvicini, fondata negli anni Cinquanta dai fratelli Luigi, Fausto ed Ettore Bonvicini, si sono rivolti negli ultimi decenni, per la fusione delle loro opere in bronzo o in altre leghe, artisti di fama internazionale, sia italiani che stranieri. Gli artisti, alla ricerca di nuove forme di espressione concretizzatesi spesso in sculture dalle complicate volumetrie, hanno trovato nelle officine Bonvicini le dimensioni e le competenze necessarie per l'esecuzione delle loro non facili opere.
Fausto erano le mani e Giovanna era la testa... o viceversa. Un sodalizio umano e professionale di cui ne conosco la storia da decenni per esserci frequentati per molti anni. Dimenticavo Giovanna era anche un'ottima cuoca e ricordo una sera a cena a casa loro - tanto tempo fa - conobbi anche un allora giovanissimo critico d'arte... che poi divenne il Vittorio Sgarbi attuale. (Già allora era com'è adesso). Le cene a casa loro erano immersioni nell'arte ed erano occasioni per conoscere artisti. Poi quando invece volevano staccare ed uscire dalla loro vita frenetica allora venivano a cena da noi, cosi nessuno più li trovava. (Anche Claudia è un'ottima cuoca)
Frequentandoli poi anche per lavoro - gli ho progettato la parte nuova della fonderia - e poi assistendoli sopratutto quando c'era da quantificare le superfici dei bozzetti delle sculture per poi calcolare la superfice per poi preventivare la quantità di bronzo che sarebbe servita per la scultura, ci siamo visti per anni... fino a quando Fausto ebbe da ammalarsi gravemente e ancora oggi è ricorverato in ospedale. Ma Giovanna oltre a parlare era bravissima ad ascoltare e ora non c'è più.
Oggi ci sono i funerali di Giovanna. Due giorni fa dopo una improvvisa e breve malattia Giovanna ci ha lasciato. E come ricordo di Giovanna non servono le parole, credo che questa sotto sia la sintesi di quello che penso di Giovanna e di Fausto che in tutti questi anni mi hanno dato: "La Main Ouverte" (la Mano Aperta) un vero e prorio logo creato da Le Corbusier per la città di Chandigarh in India e divenuto il simbolo di quella città.
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"Questo segno della Mano Aperta per ricevere ricchezze create, per distribuirle ai popoli del mondo, deve essere il segno della nostra epoca". (Le Corbusier)
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Le Corbusier, "La Main Ouverte".
Dal punto di vista puramente segnico, La Main Ouverte richiama da vicino il celebre Modulor, il quale, oltre ad essere il sunto grafico di una scala dimensionale delle proporzioni umane universalmente applicabile in architettura e in meccanica, è anche un 'disegno' nel senso più letterale del termine, secondo lo stile tipico di Le Corbusier che privilegia l'impianto geometrico della forma, la razionale semplificazione della rappresentazione, i contorni precisi ed essenziali senza essere sommari, ed una plasticità severamente controllata.
Come sempre, anche in questo caso Le Corbusier tuttavia non dematerializza la forma in una esasperata essenzializzazione, non rinnega la realtà, La Main Ouverte è, indubbiamente, una mano aperta, ben riconoscibile nella sua definizione naturalistica, le dita allargate ed il palmo disteso, eppure è al tempo stesso una forma marcatamente simbolica: apriamo la mano per donare, apriamo la mano per chiedere, per ricevere, per accogliere, la mano aperta realizza un gesto di significato universale che non necessita di parole e che vuol dire generosità, disponibilità, amicizia, ed è quel gesto che Le Corbusier vuol tradurre in scultura, quel gesto ed il suo significato simbolico attraverso la rappresentazione della mano.
Opera di grande respiro e di stilizzata semplificazione morfologica, che nell'essenzialità della concezione dispiega una solenne monumentalità, La Main Ouverte si caratterizza per un'impronta allusivamente classicheggiante, nello stesso rigore della sintesi linguistica che Fernand Léger, conosciuto ed ammirato da Le Corbusier, compie del classicismo nella sua pittura, dove la chiara influenza cubista, la stessa che si riscontra nella ricerca volumetrica di Le Corbusier, mette in risalto gli elementi geometrici basici di una rappresentazione al tempo stesso semplice e densa di significati complessi, solidamente reale ma lontana da ogni tentativo imitativo del reale.
Una scultura al di fuori del tempo e dello spazio, per trasemttere alla gente di tutto il mondo il messaggio universale contenuto in un gesto semplice ed antico, che ha in tutte le civiltà lo stesso significato di fratellanza e di pace.
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Ciao Giovanna... da Beniamino, Claudia e Giulia.
Il nostro paese, Caselle ora è più vuoto, ha perso una delle sue personalità più importanti.

Commenti

  1. grazie giovanna per avermi aiutato proprio quando avevo bisogno e senza chiederti nulla mi hai cercata e mi hai offerto un lavoro...il mio lavoro ..grazie ti sarò per sempre riconoscente e non dimenticherò mai la grande persona che sei stata.

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