Non ho ancora avuto il tempo di cominciare a scrivere le "Osservazioni alla V.I.A." del Master Plan del Piano di Sviluppo dell'Aeroporto Valerio Catullo... ma è ovvio che non mi sono dimenticato e prima del 19 marzo sicuramente saranno pronte.

Non ho ancora avuto il tempo di cominciare a scrivere le "Osservazioni alla V.I.A." del Master Plan del Piano di Sviluppo dell'Aeroporto Valerio Catullo... ma è ovvio che non mi sono dimenticato e prima del 19 marzo sicuramente saranno pronte e nel frattempo vi segnalo l'articolo pubblicato ieri sul Corriere di Verona a titolo: "Save, più passeggeri anche a Verona. Marchi: «Sul Catullo critiche inutili»" e sotto titolo: "Bimestre in crescita nel polo veneto: «A Villafranca supereremo i 3 milioni»".
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Save chiude i primi due mesi del 2016 con dati di traffico passeggeri in netto aumento. Chiusa la partita della riorganizzazione dei finanziamenti bancari nelle scatole di controllo della società, dopo l’accordo con Unicredit e Veneto Banca che hanno concesso 223 milioni ad Agorà, torna sui dati operativi degli aeroporti, Enrico Marchi, presidente di Save, la società quotata che gestisce gli aeroporti di Venezia e Treviso, divenuto anche socio forte nel rilancio di Verona e Brescia. Dati di traffico a gennaio e febbraio più che positivi in tutti e tre gli scali del polo veneto: +7,4% a gennaio a Venezia, +12,2% a Treviso, che a febbraio diventano +7,7% a Venezia e +10,2% a Treviso per febbraio, con 530 mila viaggiatori nel secondo mese a Venezia e 183 mila a Treviso. E poi c’è il capitolo Verona dove l’inversione di tendenza ha un significato anche maggiore: +3,6% a gennaio e poi un balzo del +15,5% a febbraio, equivalenti a 152 mila passeggeri.«Qui - dice Marchi - abbiamo invertito la rotta a dicembre, con un primo +3%». 
Ovvio che il presidente di Save, numeri alla mano, inizi a togliersi i sassolini dalle scarpe, dopo gli attacchi politici piovuti nei mesi scorsi a Verona: «Eravamo stati criticati, perché i risultati non si vedevano. Lascia perplessi l’uso di un bene importante come un aeroporto come strumento di lotta politica: andrebbe invece salvaguardato su quel fronte. Siamo arrivati al punto che avevano paura a chiederci i dati, perché con quelli non sarebbe più stato possibile far polemiche». 
Per Marchi, con i dati, la morale da trarre è un altra: «La gestione di un aeroporto non s’improvvisa. Chiaro che il lavoro non si vedeva, come non si vede ancora un edificio quando si parte a costruirlo dalle fondamenta». Insomma, ripartire a Verona, dalla situazione in cui era stato ripreso in mano lo scalo, richiedeva tempo: «Abbiamo messo in sicurezza i conti, risolto la vertenza con Ryanair e messo le basi per l’aumento di traffico. Che a Verona ha fatto i conti con la chiusura della basi di Airone e Meridiana: anche qui abbiamo trovato una soluzione, facendo leva sui nostri rapporti consolidati, portando la base di Volotea con due aeromobili, e riportando Ryanair con tre rotte e poi sostituendo su Parigi Orly Air France con Transavia. Avviando un percorso più o meno veloce, ma comunque una marcia solida. Le difficoltà sul Nord Africa e l’Ucraina lo scorso anno hanno pesato, ovvio. Ma abbiamo reagito ad esempio con un traffico charter a lungo raggio che sta andando bene. La crescita del traffico quest’anno è iniziata con tassi superiori al budget. Voglio essere prudente, ma se continua il trend positivo si può andare oltre il target dei 2,9 milioni di passeggeri, superare i 3 milioni». Con riflessi anche sui conti del «Catullo»: «Il bilancio 2015 vede Verona già in utile; nel 2016 l’utile salirà a livello consolidato. La società è risanata». Ed ora le basi per la crescita: «Con l’approvazione del Masterplan si apre la prospettiva di salire fino a 5,5 milioni di passeggeri nel 2030, avviando 130 milioni di investimenti per adeguare le strutture dello scalo». 
Lo stesso che sta avvenendo anche a Venezia: «Abbiamo già avuto la visita dei rappresentanti Enac per verificare lo stato di avanzamento dei lavori. Entro ottobre-novembre di quest’anno avremo il people mover, la primavera dell’anno prossimo la nuova parte del terminal. Non mi pare di vedere a Nordest altre situazioni di investimento altrettanto importanti». 
Lo sforzo ora si sposta sul rilancio di Brescia. «Stiamo parlando con l’associazione industriali, vedendo i dettagli che li porteranno al 20% nella società di gestione di Brescia. La base industriale è molto forte e c’è un sistema imprese-istituzioni che si muove compatto, cosciente delle potenzialità di uno scalo collegato alla ferrovia e alla Brebemi. Siamo fiduciosi nel far decollare la struttura sia su merci che passeggeri, partendo in questo caso da un volo estivo su Olbia, un piccolo inizio, per arrivare poi nell’inverno a qualche collegamento di linea». Nel frattempo però aumenta la concorrenza, in un sistema aeroportuali sempre più razionalizzato. Bologna è andata in Borsa, Milano e Bergamo avanzano sulla fusione. «È positivo l’aumento di traffico generalizzato dagli aeroporti – sostiene Marchi -. Poi starà al marketing territoriale far la differenza tra gestori. Io credo che Bergamo abbia una strada segnata, visto che praticamente si trova con un unico vettore; avere un unico cliente non è la situazione ideale. Noi puntiamo a una crescita stabile e sostenibile nel lungo periodo». 

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