Anche oggi torno su EXPO 2015 con due articoli, uno a titolo: "Milano Expo, buio sul futuro dell’Albero della Vita: per smontarlo servono 500 mila euro" e uno a titolo: "Milano Expo, (anche) il padiglione Zero ha i giorni contati".

Per chi non avesse compreso www.vivicaselle.eu è anche una specie di... "Libretto per gli Appunti" (che il sottoscritto utilizza per archiviare documenti) e per questa ragione anche oggi torno su EXPO 2015 con due articoli, uno a titolo: "Milano Expo, buio sul futuro dell’Albero della Vita: per smontarlo servono 500 mila euro" e uno a titolo: "Milano Expo, (anche) il padiglione Zero ha i giorni contati".
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Se oggi torno a scrivere di Expo, lo scrivo come ideale continuazione di quanto ho già pubblicato sabato scorso dove ho evidenziato una articolo dell'Arena a titolo: "Progetto di VeronaExpo. Un network permanente".
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Richiamato questo articolo dell'Arena ora torniamo ai due articoli da evidenziare oggi:
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1° Articolo a titolo: "Milano Expo, buio sul futuro dell’Albero della Vita: per smontarlo servono 500 mila euro", con sotto titolo: "Dibattito tra chi vuole tenerlo a Rho e chi preferirebbe spostarlo. Ma nessuno paga i costi".
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L’architetto Gabriele Del Mese è il presidente della giuria che pochi giorni fa ha assegnato alla Gran Bretagna la palma del Padiglione più bello di Expo. E forse è lui ad aver espresso proprio quel giorno uno dei pareri più trancianti, tra il cinismo e il disincanto, in mezzo a quel «gran mare del secondo me» — come qualcuno l’ha definito — che ormai da mesi è il dibattito su cosa dell’Esposizione universale milanese andrebbe tenuto e cosa buttato: «Di opere iconiche di Esposizioni del passato ne sono rimaste poche. Milano ha conservato l’acquario del 1906. La Tour Eiffel, pur non essendo il padiglione della Francia, era comunque una di quelle cose che fanno bene al cuore. Per questo Palazzo Italia andrebbe demolito. Meglio sarebbe, piuttosto, tenere in vita l’Albero della Vita». La prima cosa non succederà, anzi il contrario è tra le poche cose sicure del dopo Expo. Mentre per la seconda, a dispetto del desiderio di molti, più passano i giorni più pare che ci voglia un miracolo. Come per il Padiglione Zero, altro uomo in mare di cui tutti lì a dire salvatelo. Ma che nessuno si tuffa a salvare.
Le 19 imprese del consorzio Orgoglio Brescia, che per tradurre in calcestruzzo legno acciaio e cavi l’idea progettuale di Marco Balich hanno investito tre milioni di euro e cinque mesi di lavoro forsennato, al destino futuro della creatura hanno dedicato il loro ultimo consiglio di amministrazione e come dice Giancarlo Turati — delegato dal consorzio a tenere i rapporti con Expo — continuano a essere non solo ottimisti ma anche molto determinati su quel che vorrebbero: «La nostra prima opzione, potendo scegliere, è che l’Albero resti dov’è. Anche se le richieste per portarlo altrove non mancano. Una sola condizione per tutti: dovunque vada a finire deve continuare a funzionare. Spento, slegato dallo spettacolo che lo anima, non avrebbe senso».

Il che è più facile da dire che da mettere in pratica. Attualmente l’Albero è di Expo, cui il Consorzio lo ha regalato con una opzione di riacquisto a un euro esercitabile fino al 29 febbraio. Ma il contratto e i soldi per accendere lo show che ha fatto dell’Albero la cosa più fotografata di Expo finiscono comunque il 31 ottobre. Finora le proposte e/o richieste per dargli una nuova collocazione sono state: «portiamolo in Piazzale Loreto», «portiamolo in Darsena», «portiamolo a Brescia», «no, a Desenzano», «a Rho», «a Sesto San Giovanni». La Cisl ha chiesto di lasciarlo lì. Il commissario di Padiglione Italia, Diana Bracco, ha detto che sarebbe «doveroso ascoltare tale richiesta». Peccato che nessuno, sempre finora, si sia detto disposto a pagare: solo per smontarlo ci vuole mezzo milione di euro, più la realizzazione di una base che regga il peso delle sue 330 tonnellate. Più soldi per riaccenderlo.
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E dopo l'Albero della Vita ricordiamo l'articolo sul Padiglione Zero
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2° articolo a titolo: "Milano Expo, (anche) il padiglione Zero ha i giorni contati" con sotto titolo: "Si prepara la fase di smontaggio della mostra (costruita da 150 artigiani italiani) più visitata del sito. L’edificio rischia di essere demolito. L’ideatore Rampello: «E’ un racconto che non si può interrompere»".
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«È un racconto che non si può interrompere». Davide Rampello è preoccupato ma non si arrende. Nelle ultime settimane sono arrivate da più parti garanzie sul fatto che non sarebbe andato distrutto il Padiglione Zero, la struttura più visitata di Expo, quella che è diventata simbolo del tema Nutrire il Pianeta Energia per la Vita: la storia della vita dell’uomo, dagli allevatori agli speculatori e la necessità di cercare un’armonia fra modernizzazione e natura. Eppure negli uffici tecnici di Expo si sta già immaginando come si dovrà procedere per lo smontaggio delle dodici stanze. Si sta cercando di capire quali pezzi si potranno salvare, dove potrebbero essere destinati gli animali in resina piaciuti tanto ad Angela Merkel, cosa fare della libreria in ebano che apre alla sala della memoria dove Bono è rimasto a bocca aperta e dove ancora ieri sono arrivati i complimenti del fotografo Sebastiao Salgado. Ci sono riunioni programmate e Davide Rampello, che ha ideato il percorso inserito nella struttura progettata da Michele de Lucchi (premiata dalla rivista Wallpaper come architettura dell’anno) si ostina: «È stata la gente a decretare il successo di questo padiglione, che non possiamo lasciar morire. Cosa facciamo? Distruggiamo la libreria? E il film di Martone che può essere proiettato solo su questo schermo? E i semi, e l’installazione sullo spreco?». Nei giorni in cui si è acceso il dibattito sulla destinazione futura dell’area, Rampello insiste: «Intanto bisognerebbe pensare a non far morire questa esperienza. Ho sentito circolare qualche idiozia, come quella secondo cui da novembre si chiude l’acqua e non verrebbero più alimentati i canali. Nel giro di pochi giorni avremmo topi, l’intero ecosistema realizzato con perizia finirebbe col marcire. Stiamo scherzando, vero?».
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Ovviamente se l'Albero della Vita e il Padiglione Zero, dopo il loro "smontaggio" dal sito dell'EXPO potessero essere "rimontati" a Sommacampagna [ad esempio nelle aree di Mirabilia (Art. 19 e Art. 27 del PAQE)]... forse il mio Comune diventerebbe un Comune Turistico.
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Ed in merito alle aree di Mirabilia ricordo la PEC che era stata inviata al Comune di Sommacampagna in data 23 Luglio 2015 ed avente ad oggetto: "Invio considerazioni Piano Interventi".
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Al Sindaco di Sommacampagna 
e per conoscenza all'Assessore all'Urbanistica, 
all'Assessore alla Cultura/Turismo 
e all'Assessore all'Ecologia e LL.PP
con la presente - in ALLEGATO - si invia il documento avente ad oggetto: "Considerazioni relative all’Art. 27: “Porta di Sommacampagna” e all’Art. 19: “Mirabilia” del P.A.Q.E. che caratterizzano l’A.T.O. n° 7 “Infrastrutture della pianificazione sovraordinata”".
Ad integrazione di questo documento scaricabile anche dal web da questo link:
Si segnalano i due principali documenti che sono parte integrante di queste considerazioni che possono essere scaricati da questi altri due link:
Distinti saluti

Beniamino Sandrini

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