INTEGRAZIONE alla precedente Comunicazione del 7 Luglio 2014 - Oggetto: BOZZA-PROPOSTA per un nuovo ACCORDO DI CONCERTAZIONE, per le aree a SUD di Caselle con l’obiettivo di PROGETTARE PER PROTEGGERE al fine di poter realizzare delle Opere e degli Interventi di Mitigazione, di Compensazione, di Ripristino, di Restauro e di Risanamento Ambientale, per Salvare Caselle

Lunedi 7 Luglio 2014 in questo messaggio: "Alla Prof.ssa Graziella Manzato Sindaco di Sommacampagna e "per conoscenza" al Dott. Giandomenico Allegri Assessore all’Urbanistica, all’Ing. Fabrizio Bertolaso Assessore all’Ecologia e LL.PP e ai Capigruppo Consigliari: Cassano Maurizio Giuseppe, Augusto Pietropoli, Fabiano Gozzo e Luisa Galeoto, oggetto: "BOZZA-PROPOSTA per un nuovo ACCORDO DI CONCERTAZIONE, per le aree a SUD di Caselle con l’obiettivo di PROGETTARE PER PROTEGGERE al fine di poter realizzare delle Opere e degli Interventi di Mitigazione, di Compensazione, di Ripristino, di Restauro e di Risanamento Ambientale, per Salvare Caselle"."... avevo pubblicato una lettera che avevo spedito ai rappresentanti della nuova Amministrazione Comunale, sia di maggioranza che di minoranza.
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Il documento inviato in data 7.7.2014 era stato iniziato prima del 19.06.2014 e in un mese - in un Comune come il nostro - delle volte in poche settimane si concentrano una serie di novità che derivano dalla presenza, sul nostro territorio, di infrastrutture sovra comunali, che - come per gli impatti ambientali cumulativi che caratterizzano in particolare l’abitato di Caselle - queste novità si accumulano una sull’altra e pertanto, dopo solo due settimane dalla precedente lettera, ho ritenuto essere necessario scrivere di nuovo ad INTEGRAZIONE alla precedente Comunicazione del 7 Luglio 2014
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Che nel Comune di Sommacampagna vi siano delle criticità credo che questo sia noto, ma che la quasi totalità degli impatti ambientali, si concentrino su Caselle, il sottoscritto ha sempre l’impressione che questo non sia mai stato percepito dalle precedenti Amministrazioni Comunali e pertanto credo che anche questa integrazione alla lettera del 7 Luglio 2014 debba essere intesa quale altro contributo alla nuova Amministrazione Comunale a “muoversi prima” e ad anticipare le mosse e le progettualità (qualsiasi esse siano) dei Gestori delle infrastrutture sovra comunali che impattano su Caselle.
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Nel Masterplan predisposto dall’Arch. Kipar vi sono contenute molte idee che andrebbero sviluppate, ma dato che quella progettazione di massima è ormai vecchia perché progettata 5 anni fa, sempre a parere del sottoscritto sarebbe necessaria una immediata azione tesa e finalizzata ad ottenere opere e interventi di “Mitigazione, di Compensazione, di Ripristino, di Restauro e di Risanamento Ambientale, per Salvare Caselle”.  
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Tra pochi giorni, dopo l’incontro con la “Catullo SpA” e/o la “Aerogest srl”, forse il Comune di Sommacampagna riuscirà a reperire una delle ultime proposte elaborate che dovrebbero rappresentare il Piano di Sviluppo dell’Aeroporto e apprendere cosa vorrebbero realizzare nella “Margherita Nord”.
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Ma il tempo sta per scadere anche per la progettazione esecutiva della TAV perché se il Comune di Sommacampagna (e di Sona) agiscono subito, ancora in queste fasi preliminari, poi forse otterranno qualcosa in cambio a tutela del nostro territorio e per la salvaguardia della salute pubblica. 
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Dalle promesse elettorali bisogna passare ai fatti e ben conscio che l’Amministrazione Comunale in carica ha meno di due mesi di vita… i problemi del nostro comune sono irrisolti da decenni e ora non bisogna perdere il treno.
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In attesa vedere realizzate e attivate una serie di “azioni concrete” che siano veramente a tutela del nostro territorio e che siano inderogabili al principio comunitario: “CHI INQUINA PAGA”… per la tutela del Territorio e la salvaguardia della salute della popolazione, ad integrazione di quanto già inviato in data 7 Luglio 2014, si inviano queste ulteriori considerazioni e segnalazioni e si porgono distinti saluti.
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Sempre per pura coincidenza - visto che oggi abbiamo scritto in merito al Piano di Sviluppo dell'Aeroporto Catullo, segnalo che oggi, su Aero Habitat, è stata pubblicata una news a titolo: "Aeroporti ed i vincoli avio/ambientali determinano, inevitabilmente, limiti allo sviluppo" con sottotitolo: "Occorre ripensare i cosiddetti Piani di Sviluppo Aeroportuale (PSA) al 2030!" e con questo testo: 
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Lo scenario prospettato nel 1972 con il Rapporto sui limiti dello sviluppo (dal libro The Limits to Growth. I limiti dello sviluppo), commissionato al MIT dal Club di Roma, non potrebbe rappresentare un riferimento anche per il Piano Nazionale Aeroporti del Belpaese e i cosiddetti Piani di Sviluppo Aeroportuale (PSA) al 2030 se non al 2044?
Inquadrare una sorta di un indice di saturazione, di limiti fisiologici allo sviluppo, al numero dei voli e/o dei volumi di passeggeri trasportati da uno scalo aereo come uno di quelli operativi nella Penisola non rappresenta innanzi tutto una iniziativa di buon senso se non una inevitabile conseguenza per piste di volo sorte nel secondo dopoguerra da ex aerobasi militari?
L'ampliamento e l'espansione del sedime aeroportuale appare praticabile e funzionale solo per aree non antropizzate, distanti da insediamenti urbani ed edificazioni sensibili ed a rischio incidente rilevante.
Quanti aeroporti italiani possono vantare spazi/aree di espansione e acquisizione di territorio asservito alle operazioni di volo? Probabilmente nessuno! L'ultimo aeroporto costruito ex novo, perciò non una trasformazione di una exaerobase militare è Fiumicino: il Leonardo da Vinci che ha pianificato il raddoppio del sedime dello scalo.
Le restanti piste di volo hanno origine militare e sono state allungate ed i sedimi dilatati a scapito del circondario che è stato comunque antropizzato all'inverosimile. Sono sorte edificazioni di ogni sorta. Residenziali, commerciali, industriali. Ma anche Oasi Naturalistiche, ospedali, distributori di carburanti per autovetture e depositi di benzineavio ed altre liquidi a rischio incidente rilevante.
Il Piano Nazionale Aeroporti starebbe promuovendo, da 50anni, i medesimi traguardi.
Accrescere i parametri operativi di uno scalo aereo. I termini del target appaiono immutabili: incremento dei movimenti in pista, aumento del picco orario dei voli, raddoppio del numero dei parcheggi degli aeromobili, un terminal raddoppiato se non aggiuntivo, migliaia di nuovi parcheggi per vetture e dilatazione delle attività non aviation (vendita retail, alberghi, centri commerciali, ristoranti e tanto altro).
Uno sviluppo ritenuto - almeno al momento - senza fine.
Il Piano di Sviluppo Aeroportuale identifica in genere un masterplan con relativo programma di potenziamento di uno scalo. I termini, i target sono sempre gli stessi: incremento nel numero dei voli, dei passeggeri trasportati e financo una estensione del sedime aeroportuale. Tutto regolare quindi? Mai che l'analisi di una qualunque piano degli aeroporti abbia ancora determinato una sorta di limiti allo sviluppo di uno scalo.
Sembra quasi che gli spazi di crescita siano senza confini. Quasi le piste di volo fossero localizzato fuori, lontano in zone geograficamente distanti da centri abitati e insediamenti sensibili. Al margine di attività antropiche storiche e recenti. La realtà è invece del tutto opposta.
A quando un "Rapporto sui limiti dello sviluppo" degli aeroporti del Belpaese? Quale autorità potrebbe investire in una analisi sugli standard aeronautici, sull'ecosistema aeroportuale e sulla stessa tutela dei residenti dell'intorno, dello staff di scalo e dei passeggeri?

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