La minaccia di Marchi «Chiudo l’aeroporto»... «Un parere interlocutorio frutto del lavoro di incompetenti. Se si andrà avanti su questa strada non resterà altro da fare che chiudere l’aeroporto di Treviso e spostare tutto a Venezia (o a Verona?)». Ecco cosa pensa il Presidente di SAVE in merito alla Commissione VIA Nazionale che ha bocciato l'Ampliamento dell'Aeroporto di Treviso.

L'altro ieri ho pubblicato questo messaggio: "Da un articolo delle Tribuna di Treviso, titolo: "Il ministero boccia il Canova. No al piano di crescita", sottotitolo: "Aeroporto, verdetto choc della commissione Via: niente aumento dei voli, stop all'ampliamento, lavori da fare subito"... e adesso che succede con l'Aeroporto di Verona e con l'ingresso (a questo punto...forse) di SAVE SpA?" e visto che oggi c'è l'Assemblea dell'Aeroporto Catullo che dovrebbe dare il consenso all'ingresso della SAVE SpA nella CATULLO SpA, torniamo su questo argomento a partire da alcune dichiarazioni del Presidente dell'Aeroporto di Venezia.
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Dopo lo stop all’ampliamento, Save attacca la commissione Via: «Incompetenti». Zaia: «La Regione si oppone». Mainardi: «Non gli rispondo»
«Un parere interlocutorio frutto del lavoro di incompetenti. Se si andrà avanti su questa strada non resterà altro da fare che chiudere l’aeroporto di Treviso e spostare tutto a Venezia». 
Lo stop all’ampliamento del Canova, arrivato venerdì sera dalla commissione di valutazione di impatto ambientale del ministero dell’Ambiente, ha mandato su tutte le furie Enrico Marchi. 
Il presidente di Save, principale azionista di AerTre, usa la forza dei numeri per dare ancora più peso alla minaccia: «Se dovessimo restare a 16.000 voli non arriveremmo al pareggio di bilancio. E di fronte alle perdite non ci resterebbe altro da fare che chiudere. A Treviso verrebbe a mancare la ricchezza del traffico dei passeggeri e un investimento complessivo di 130 milioni di euro. 
Da parte nostra resta ancora la massima disponibilità al dialogo, ma a questo punto deve essere la politica cittadina a dire chiaramente cosa vuole». 
E in soccorso di Marchi è arrivato ieri mattina anche il governatore Luca Zaia. «Noi continuiamo a battagliare affinché si sblocchi tutta questa vicenda», ha detto il presidente del Veneto, «resta fermo che l’opposizione della Regione a questo parere c’è stata e c’è ancora».
Per Marchi, l’ispiratore della bocciatura da parte della commissione Via è Bortolo Mainardi. Alle accuse di Marchi però Mainardi preferisce non replicare: «Per l’incarico ministeriale che ricopro e per deontologia professionale mantengo la riservatezza». 
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Sui giornali di Treviso, tra sabato e oggi sono usciti e usciranno altri articoli...
e qui ne riporto alcuni.
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Oggi il Presidente di SAVE SpA. Enrico Marchi sarà all'Aeroporto Catullo, perchè oggi c'è l'Assemblea dei Soci della Catullo SpA, alla quale interverrà anche il Sindaco di Villafranca in merito al quale riportiamo un articolo dell'Arena di ieri a titolo: "Tutti d'accordo sul Catullo. «Il sindaco venda le azioni»" con sottotitolo: "VILLAFRANCA. Il bilancio dell'aeroporto incide negativamente sulla capacità di spesa dell'amministrazione. Maggioranza e opposizioni danno mandato a Faccioli per cedere le quote del Comune Tenerle pesa sui conti. Domani la comunicazione nell'assemblea dei soci dello scalo" con questo testo:
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Azioni societarie in vendita. È l'annuncio che darà il sindaco di Villafranca Mario Faccioli alla prossima assemblea dei soci della Catullo spa che si riunirà domani. Il Comune ha deciso di vendere una parte delle sue quote azionarie della società aeroportuale non solo per una questione economica, ma soprattutto per dare un segnale politico: è giunto il tempo, per la Catullo, di aprire le porte ai privati; e non è più tempo per focalizzarsi solo su azioni per tamponare una situazione finanziaria in rosso, ma per programmare operazioni di rilancio dello scalo. E per farlo, occorrono investimenti e quindi, secondo Villafranca, servono soggetti privati. Se n'è discusso in consiglio comunale giovedì. All'unanimità di maggioranza e minoranza, è stato dato mandato esplorativo al sindaco perché valuti le modalità di vendita, dandone l'annuncio ai soci domani. Al Comune, in poche parole, poco importa di far parte della società: per la città è più importante avere sul proprio territorio un aeroporto funzionante e attrattivo.  L'operazione di vendita potrebbe svolgersi con trattativa privata, detenendo Villafranca meno del 5 per cento delle azioni. Per la precisione sono 41.899, pari al 2,66 per cento. Sugli introiti che potrebbe ricavare il Comune ancora non è dato sapere e si attende la riunione di domani per capire come potrà procedere l'ente.  «Il fatto di non aver partecipato per tre volte all'aumento di capitale sociale della Catullo ha eroso la nostra percentuale che una volta superava il 4 per cento», spiega l'assessore al bilancio Riccardo Maraia. «Ma è stato un atto voluto. Le prime due occasioni in cui abbiamo rifiutato avremmo dovuto sborsare 290mila euro per volta». L'ultima richiesta di partecipazione all'aumento, rifiutata la settimana scorsa, proponeva un acquisto di ulteriori 659 azioni pari a quasi 29mila euro e il Comune ha detto no. «La decisione di vendere si basa su un aspetto economico», conclude Maraia. «I bilanci del Catullo incidono su quello comunale e sulle nostre capacità di spesa. Ma c'è anche un aspetto politico: vogliamo lanciare il messaggio che il Catullo deve aprirsi a un soggetto privato».  L'idea di vendere è balenata durante la seduta consiliare di dieci giorni fa, quando l'assemblea si è espressa sul rifiuto di partecipare all'aumento di capitale sociale della Catullo. La provocazione era stata lanciata dal sindaco e accolta in pieno dal consigliere di opposizione Paolo Martari. E il consiglio giovedì scorso ha trovato la stessa unità d'intenti. «La Catullo spa da 25 milioni di euro di perdita chiuderà con circa tre di disavanzo. Ha lavorato bene, ma non può focalizzarsi su operazioni di tagli e risparmi: ora occorre rilanciare investendo. Per questo serve un socio privato», ha detto il sindaco, che ha concluso: «Lanciamo questa proposta sperando di innescare una reazione a catena negli altri attori. Il ruolo privatistico sarà rivolto a beneficio della collettività». Martari ha concordato: «Il Catullo è un'infrastruttura fondamentale dell'intero sistema e se si vuole che l'area di Verona sia appetibile per gli investimenti serve un aeroporto forte. Occorre guardare a nord, al corridoio del Brennero e all'Avio. Su quest'ultimo l'attuale piano industriale non punta». Concorde anche Giuseppe Pecoraro (Lista Tosi) della minoranza: «Villafranca non ha vantaggi dall'aumento di capitale azionario, ma beneficerà del Catullo solo se sarà rilanciato diventando un volano per la creazione di posti di lavoro. Che il pubblico si ritiri, quindi, e lasci al privato gestire».
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Se il PRIVATO è colui: "Enrico Marchi" e coloro "quelli della SAVE SpA" che dichiarano che quelli della Commissione VIA Nazionale sono degli "Incompetenti"... siamo messi proprio bene, per la Valutazione di Impatto Ambientale dell'Aeroporto Catullo... che manca ed è mancante da decenni ormai.
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Comunque, vediamo cosa succede oggi nell'Assemblea dei Soci della Catullo SpA - alla quale parteciperà anche il Comune di Sommacampagna - ma c'è una novità come riportata in questo articolo de "il Fatto" con questo titolo: "Aeroporti, sulla gestione di Montichiari scoppia la lite tra Verona e Bergamo" e questo sottotitolo: "A giugno l'Enac ha deciso di affidare il controllo dello scalo di Brescia alla Catullo spa che gestisce quello di Verona. Una scelta a cui si oppone la Sacbo di Orio al Serio che ha presentato ricorso al Tar. Sullo sfondo gli interessi della Lega nella macroregione del Nord".
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“Auspico che la vicenda che vede contrapposta la Sacbo, la società che gestisce l’aeroporto di Orio al Serio e la Catullo Spa, quella proprietaria dello scalo di Verona, trovi una veloce soluzione. Vorrei non si arrivasse ad una contrapposizione tra regioni (Lombardia e Veneto) come abbiamo visto nel caso del trasporto su rotaia”. A parlare è il senatore Giacomo Stucchi, parlamentare della Lega Nord, bergamasco purosangue. La nuova emergenza che s’è aperta nel cuore della macroregione del Lombardo-Veneto ci obbliga a stare col naso all’insù. È battaglia aperta, infatti, di ricorsi e carte bollate, tra l’aeroporto Caravaggio di Orio al Serio (Bergamo) e quello di Verona, il Catullo.
Sul piatto, il controllo dello scalo di Brescia-Montichiari, il Gabriele d’Annunzio che con la sua vocazione ai trasporti merce fa gola a molti. La vicenda prende il via il 23 giugno scorso quando l’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, decide di dare in gestione il D’Annunzio al Catullo di Verona. Ne terrà il timone, naturalmente decidendo rotta e priorità, per addirittura 40 anni. In Lombardia c’è chi è saltato sulla sedia. All’aeroporto di Orio al Serio ci si aspettava che quella convenzione arrivasse proprio dalle parti di Bergamo, se non altro per una questione di omogeneità territoriale. “La gestione dell’aeroporto di Montichiari da parte di Orio al Serio – conferma il senatore Stucchi – sarebbe stato la ‘naturale’ prosecuzione di un rapporto di ottimo vicinato tra i due scali, che è sempre esistito”.
Si appesantisce quindi l’aria tra Veneto e Lombardia. A fine giugno, infatti, la Sacbo, la Società per l’aeroporto civile di Bergamo che nel board vede tra gli altri un altro ente di colore verde leghista, ovvero la Provincia di Bergamo, ha presentato ricorso al Tar per annullare la suddetta convenzione. Come anticipava Stucchi la faccenda ha tutti i contorni delle polemiche nate in Lombardia e seguite alla soppressione dei treni da e per Milano: decisione unidirezionale presa dalla giunta (sempre a marchio leghista) del Veneto. Da quelle, parti, infatti con la fine dell’anno hanno deciso di sopprimere una serie di treni del mattino. “Una decisione – conferma Stucchi – che se non verrà ripensata, creerà non poche difficoltà alle migliaia di pendolari che ogni giorni si spostano da e per la Lombardia”.
Maurizio Del Tenno, Pdl, assessore alla mobilità in Regione Lombardia, guidata dal segretario della Lega Nord, Roberto Maroni, di recente in una sua audizione presso la commissione bilancio del Comune di Brescia, ha ribadito che all’aeroporto di Montichiari deve essere data un’impronta lombarda. Del Tenno in quell’occasione ha ribadito che il D’Annunzio dovrebbe privilegiare “un accordo con Sacbo”. Anche Regione Lombardia, quindi, vede più ritagliata per l’aeroporto di Montichiari la veste di riserva cargo per il sistema lombardo, “e Orio al Serio può essere un ottimo motore per un’infrastruttura ad oggi sottostimata”. Una posizione non campanilistica secondo Del Tenno, ma fondata su elementi razionali, che in futuro può prevedere addirittura la realizzazione di una società unica per la gestione degli aeroporti lombardi.
Non c’è spazio per il Veneto, quindi, in questo disegno. La Lombardia, del resto, deve pensare al futuro dei suoi scali. L’infrastruttura bresciana risulta strategica per tutto il sistema aeroportuale del Nord Ovest che nel 2011 ha fatto registrare un traffico di oltre 40 milioni di passeggeri concentrati per l’88 per cento nell’area lombarda, vale a dire fra Malpensa, Linate e Bergamo Orio al Serio. La prospettiva immaginata per Brescia è passare entro il 2030 da 0,5 a 1,5 milioni di utenti: in questo senso – ha detto Del Tenno – Montichiari “è molto ben servito dal punto di vista infrastrutturale ma l’aeroporto militare è un limite sul trasporto passeggeri”. Lo scorso aprile, quando Verona ancora stava lottando contro i lombardi per avere l’assegnazione della convenzione, il presidente della società che gestisce l’aeroporto Valerio Catullo, Paolo Arena, aveva dichiarato che “l’aeroporto di Brescia Montichiari è un’opportunità di sviluppo per il Paese, ma bisogna fare squadra perché non è più il tempo di capire se una cosa è bresciana, veronese o trentina”. Il manager fu poi sibillino quando alla domanda se non temesse un ricorso al Tar nel caso di assegnazione della convenzione, rispose: “Non temiamo il ricorso perché la concessione è stata data seguendo delle valutazioni tecniche e non politiche”.
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Per oggi concludo qui... ma sarei curioso di sapere "che cosa... va a fare" il Comune di Sommacampagna, oggi all'Assemblea della Catullo SpA e sorge quindi spontanea una comanda: "Cosa faranno i nostri amministratori comunali - i "QUASIEX" - faranno come il Sindaco di Villafranca - che ha deciso di vendere le quote della Catullo SpA - o cosa faranno mai a difesa della nostra popolazione... visto che l'80% del sedime dell'Aeroporto Catullo... è territorio di Sommacampagna e di Caselle?"

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