E dopo l'articolo di ieri del Corriere della Sera - sullo stesso tema - un articolo di Repubblica: ""Smog, l'allarme: "Chi vive vicino al traffico rischia danni al cervello""

Se ieri ho pubblicato questo messaggio: "Visto l'articolo sul Corriere della Sera di oggi a titolo: "Il cervello si ammala di Smog", io... prima di acquistare una casa vicino all'autostrada ci penserei un pò"... anche oggi torniamo sullo stesso tema con un articolo di Repubblica a titolo: ""Smog, l'allarme: "Chi vive vicino al traffico rischia danni al cervello"" e con questo sotto titolo: "Lo rivela uno studio pubblicato da "Lancet". E Legambiente boccia Torino, maglia nera d'Italia".
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L'aria inquinata non si ferma nei nostri polmoni. La sua capacità di penetrare l'organismo è più subdola. Il rischio - sta emergendo con sempre maggiore chiarezza - è che le particelle di smog che inaliamo insieme a 10mila litri d'aria ogni giorno possano arrivare fino al cervello.

Abitare in un'area urbana, aveva calcolato uno studio americano sui 60enni l'anno scorso, invecchia il cervello di un anno. Oggi un'altra ricerca pubblicata sulla rivista medica Lancet rivela che lo smog è legato a un aumento dei casi di demenza. Rispetto alla media della popolazione, chi vive a meno di 50 metri da una grande arteria stradale ha un rischio aumentato del 7% di esserne colpito. Chi vive tra 5 e 100 metri del 4%. Chi vive fra 100 e 200 metri del 2%. In tutto, fino a un caso su dieci di demenza fra coloro che abitano a pochi passi da una strada trafficata potrebbe essere attribuito all'inquinamento, calcolano i ricercatori del Public Health Ontario e dell'Institute for Clinical Evaluative Sciences. Lo studio ha messo a confronto l'indirizzo di casa e lo stato di salute di 6,5 milioni di persone in Canada fra 20 e 85 anni per un decennio.

Le cause di questa correlazione non sono chiare (non è escluso ad esempio che sia il rumore a causare danni al cervello). Ma gli studi di questo tipo da tre anni a questa parte sono in aumento. E gli indizi che l'inquinamento faccia male all'organismo ben al di là degli organi più esposti cominciano col tempo a diventare troppi per essere ignorati. "Ci sono effetti chiari sui polmoni e sul cuore, sia per quanto riguarda l'ispessimento delle arterie che le aritmie" spiega Giovanni Viegi, direttore dell'Istituto di biomedicina e immunologia molecolare del Cnr di Palermo ed ex presidente della Società europea delle malattie respiratorie. Nel 2013 l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (un ente dell'Organizzazione Mondiale della Sanità) ha inserito l'inquinamento dell'aria fra le cause del cancro del polmone e (probabilmente) della vescica.

Secondo il King's College di Londra l'inquinamento ci toglie 9 mesi di vita. L'Organizzazione di Ginevra stima in 3 milioni ogni anno le morti premature attribuibili all'aria malsana (480mila in Europa e 21mila in Italia). Il mix di particolato fine, ozono, diossido di azoto, biossido di zolfo e monossido di carbonio è stato definito dall'Oms un killer più pericoloso di malaria e Aids. Le polveri sottili di cui è ricca l'aria sono la causa (o quanto meno la concausa) di un quarto delle morti per cancro al polmone, dell'8% di quelle per malattie respiratorie e del 15% di quelle per attacchi di cuore o ictus. "Le ricerche mediche più recenti stanno mostrando delle correlazioni anche con il diabete" aggiunge Viegi. "Per quanto riguarda il cervello, sotto accusa ci sono le particelle inquinanti più piccole, quelle sotto ai 0,1 micrometri". Inquinanti così minuti sono capaci di superare una barriera rigida come quella che avvolge l'organo più pregiato.


Se l'effetto serra è assurto al rango di emergenza globale, all'inquinamento dell'aria che respiriamo nessuno sembra badare troppo. Nel 2016 le nostre città hanno continuato a sforare i limiti nell'indifferenza generale, a parte gli occasionali blocchi del traffico. Torino ha superato i tetti di legge per le polveri sottili per un totale di 86 giorni, Milano e Venezia per 73, Padova e Treviso per 68, Roma per 41. È la classifica di Legambiente e Arpa, e ormai non stupisce più, nonostante l'Istat a fine dicembre abbia calcolato che l'inquinamento dell'aria è uno dei problemi più sentiti (il 38% degli individui se ne preoccupa) rispetto alla zona in cui si abita.

Per il futuro prossimo, anche il nostro paese 
dovrebbe recepire la direttiva europea che a fine dicembre ha abbassato la soglia massima per le emissioni dei principali inquinanti: particolato fine (Pm 2,5), anidride solforosa, ossidi di azoto, composti organici non metanici e ammoniaca. C'è tempo fino alla fine di giugno del 2018.
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E visto che anche oggi ho dell'altro più urgente da fare, sempre sullo stesso tema, riporto un articolo di RAI NEWS con sopra titolo: "Lo studio pubblicato su Lancet", con questo titolo: "Rischio demenza per chi vive vicino al traffico. Colpa dello smog, effetti su cervello" e questo sotto titolo: "Problemi anche per cuore e polmoni".
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Lo smog non ha solo gli effetti deleteri più noti, sui polmoni, o sul sistema cardiovascolare, anche il cervello subisce danni dall'esposizione agli inquinanti, al punto che fino a un caso su dieci di Alzheimer potrebbe essere imputabile a questa causa. Ad affermarlo è uno studio pubblicato dalla rivista Lancet, secondo cui l'effetto vale per chi vive a meno di 50 metri dalle strade più trafficate. 
Il rischio di demenza, scrivono gli esperti di Public Health Ontario, è del 7% maggiore rispetto a chi vive a più di 300 metri da arterie a grande scorrimento. "Gli inquinanti entrano nel flusso sanguigno e provocano infiammazione - spiega Ray Copes, uno degli autori - che sono legati a problemi cardiovascolari e a diabete. Lo studio suggerisce che possono entrare anche nel cervello e causare problemi neurologici". I ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 6,5 milioni di residenti tra i 20 e gli 85 anni, trovando oltre 243mila casi tra il 2001 e il 2012. 
La vicinanza alle strade è stata stabilita attraverso il codice di avviamento postale. Il rischio è risultato più alto del 4% per chi vive tra 50 e 100 metri dalle strade trafficate e del 2% tra 100 e 200, per poi annullarsi. Lo studio non ha invece rilevato relazioni con altre malattie neurologiche come il Parkinson e la sclerosi multipla, anche se ricerche precedenti hanno correlato l'esposizione allo smog con una minore quantità di materia bianca e con una diminuzione delle funzioni cognitive. 
Ogni anno, afferma l'Oms, tre milioni di persone muoiono per cause correlate all'inquinamento outdoor, mentre secondo una stima del 2014 il 92% della popolazione mondiale vive in zone che non soddisfano le linee guida dell'organizzazione. 
Due ricerche pubblicate nel 2013 su Lancet hanno correlato l'esposizione agli inquinanti rispettivamente ai tumori del polmone e allo scompenso cardiaco. Nel primo caso si è visto che un aumento di 10 microgrammi delle polveri sottili è legato a un rischio maggiore del 22% di tumore, mentre nel secondo sono stati registrati aumenti di ricoveri e mortalità legati ai picchi di diversi inquinanti. 
A questi effetti si aggiungono quelli sulle malattie respiratorie, a cominciare dall'asma, sulle funzioni respiratorie e sul battito cardiaco, che diventa irregolare. Anche gli attacchi cardiaci aumentano, con un effetto immediato che segue i giorni di picco. 

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