Se il buon giorno si vede dal mattino: "Il volo per Rimini non decolla. Nessun passeggero al D'Annunzio". E' il nuovo Piano Industriale per Brescia?

Un interessante articolo (che già nel titolo, termina con una domanda significativa) è stato pubblicato su Libero News con questo titolo: "Il volo per Rimini non decolla. Nessun passeggero al D'Annunzio", con questo sottotitolo: "Il volo low cost non riscuote l'interesse dei turisti. E' davvero colpa della cattiva pubblicità?"... un articolo che poi annuncia questo testo:
Sarebbe dovuta essere una giornata di festeggiamenti ed invece ha lasciato i presenti con l’amaro in bocca. Ieri, infatti, all’aeroporto “D’Annunzio” di Montichiari, a Brescia, il volo Dmm220 avrebbe dovuto effettuare il suo primo decollo diretto a Rimini. Un volo low cost pensato per i numerosi turisti che nel fine settimana si recano sulle spiagge della riviera per assaporare l’estate. Solo quaranta i minuti previsti per la tratta Brescia- Rimini. Eppure il taglio del nastro ieri a Brescia non c’è stato. Volo cancellato. Un verdetto inequivocabile. Nessuna traccia dei passeggeri che avrebbero dovuto presentarsi all’imbarco. La direzione del “D’Annunzio” non accetta il termine “flop”, al contrario ritiene degna di meriti la compagnia “Oristano Fly" , ricordando che “ la stessa dal 3 giugno ha riattivato i collegamenti con Roma e la Sardegna”. Aggiunge inoltre il Presidente dello scalo, Vigilio Bettinsoli, che “ la cancellazione del volo d’esordio è stata frutto di un disguido e dalla prossima settimana i collegamenti con la Romagna, la Sardegna e la Toscana ci faranno ripartire”. Ma, come confermato dal deserto di passeggeri nella giornata di ieri, gran parte della popolazione preferisce muoversi sugli scali delle città di Bergamo o Verona. E sulle sorti di Montichiari i dubbi permangono, anche tra i frequentatori assidui dell’aeroporto, poliziotti, taxisti, controllori di volo.
A quanto pare il giornalista si è lasciato prendere la mano... e da un articolo di cronaca... siamo passati alla satira e/o alla descrizione di una farsa. Oppure qualcosa forse dovrebbero cominciare a cambiare... a partire dal sito web dell'Aeroporto di Brescia... che - tra le foto istituzionali - per la stampa... ti permette di scaricare questa sottostante immagine, che ben rappresenta la situazione dell'Aeroporto di Brescia che viene tenuto aperto... per produrre 7/8 milioni di debiti ogni anno.
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Ma forse l'articolo più pregno di significati e di "messaggi subliminali" è quello pubblicato sul Corriere del Veneto con questo titolo: «Il Catullo era vicino al baratro. E i soci l’hanno sempre saputo» con questo sottotitolo: "Risposta a Miozzi. Bortolazzi: evitato il tracollo, ora serve il rilancio. Il 28 giugno l’assemblea dei soci dovrà pronunciarsi su un piano industriale da 128 milioni di euro. 78 per Villafranca e 50 per Montichiari", un articolo che poi contiene questo testo:
VILLAFRANCA —
«Eravamo sull’orlo del precipizio, con una spesa fuori controllo. Abbiamo rivoltato la società come un calzino. Ma ora, solo approvando il piano industriale, possiamo darle un futuro». Sceglie parole nette, quasi drammatiche, il presidente della Aeroporti del Garda spa Fabio Bortolazzi per riassumere il momento di svolta in cui si trova il Catullo. Il giorno del giudizio è il 28 giugno, quando l’assemblea dei soci dovrà pronunciarsi su un piano industriale da 125 milioni di euro, di cui 45 ce li dovranno mettere gli stessi soci, in gran parte pubblici, tra cui Comune e Provincia di Verona. Fischieranno le orecchie a chi, come il presidente degli stessi Palazzi Scaligeri Giovanni Miozzi, ha esternato tutte le sue perplessità sulla gestione dello scalo, rivelando di «non dormire la notte» pensando ai conti e minacciando di non votare il bilancio (la società perde cinque milioni di euro, in gran parte da imputare alle voragini dello scalo D’Annunzio di Montichiari, a Brescia). «Miozzi non dorme? Fa bene, noi siamo ancora più preoccupati di lui - dice Bortolazzi - ma senza quanto fatto da noi in questi mesi la situazione sarebbe drammatica. L’importante è ora riuscire a rilanciare lo scalo in tempi brevi». «Tutte le scelte fatte sono sempre state votate all’unanimità dal consiglio di amministrazione - tiene a precisare il direttore generale Massimo Soppani - nulla di quanto emerge ora può rappresentare una novità per i soci, che sono sempre stati informati passo passo ».
Verso il baratro

Soppani viene dal Marco Polo di Venezia. Bortolazzi dice di averlo voluto al suo fianco perché è un esperto di piani di ristrutturazioni radicali. «Quando sono arrivato nel gennaio 2009 - ricorda Soppani - la situazione era perfino peggiore di quanto mi era stata raffigurata». Nel 2006 l’aeroporto aveva superato i 3 milioni di passeggeri, l’anno successivo li aveva incrementati ancora di un 17 per cento. Ciononostante, nel 2007 erano andati in fumo 1.745.842 euro, saliti a 5.800.000 nel 2008, quando il traffico aereo aveva cominciato a contrarsi per effetto della crisi internazionale. A questo vanno aggiunti investimenti per oltre 40 milioni di euro, non immediatamente redditizi che tutt’ora pesano sul groppone della compagnia. «Verona era come la bella addormentata nel bosco, ferma per anni in una situazione irreale », dice Stoppani. «Il Catullo - aggiunge Bortolazzi - era fondato su un modello di business obsoleto, fatto di charter e voli di linea. Il Montichiari di Brescia non aveva invece alcun modello di business e perdeva 8 milioni l’anno». Mentre Verona era ferma, gli altri correvano e puntavano sul low-cost e sui cargo. Oggi, andare da Verona a Londra, Francoforte o Parigi - i tre grandi hub europei - costa il triplo rispetto che da Bergamo, Bologna e Treviso.
Frenata e sterzata
«La macchina stava andando fuori strada, verso il burrone. Abbiamo frenato di brutto e dato una sterzata», dice Bortolazzi. Con la creazione di Aviohandling è stata privatizzata la gestione dei servizi di terra, che da sola bruciava 3,5 milioni di euro ogni anno. È stata rivoluzionata la contabilità («prima era semplicemente impossibile capire cosa succedeva», dice il presidente). Sono stati limati i costi ovunque possibile, a partire dai consumi di luce e gas. «Abbiamo dovuto pagare un contributo straordinario di due milioni quest’anno, altrimenti le perdite sarebbero state dimezzate - afferma il direttore generale - se non fossimo intervenuti con le nostre misure, oggi la Catullo di milioni non ne perderebbe cinque ma otto». «Molti più di otto - corregge Bortolazzi - perché noi abbiamo aumentato anche i ricavi». Le destinazioni dei voli di linea sono passate da 25 a 42, quelle dei charter da 93 a 102. «Nessuno in Europa ha fatto meglio», afferma Bortolazzi.
La trippa e il filetto
Tutto questo ha impedito alla Catullo di andare alla deriva, sostengono i vertici. Ma perché l’aeroporto torni ad essere redditizio e a produrre dividendi per i soci, bisogna cambiare radicalmente. Cambiare ha un costo: 78 milioni di euro, per il solo scalo di Villafranca. Altri 50 serviranno per Montichiari. Meglio partire da qui, perché le cronache degli ultimi mesi hanno raccontato di scontri estenuanti (sfociati in battaglie legali) con i soci bresciani, che volevano emanciparsi dal «giogo» di Verona. «Non hanno certo tutti i torti - dice Bortolazzi - in dieci anni non siamo riusciti a trovar fuori un briciolo di progetto per il loro scalo». L’idea della specializzazione alla base del nuovo piano industriale - a Verona i passeggeri, a Brescia le merci - era già stata provata in passato. Ma i bresciani protestavano: perché Verona si teneva il «filetto», lasciando a loro la «trippa»? «Toccava a noi convincerli che era quella la strada da seguire», dice Bortolazzi. «Uno sviluppo parallelo di Verona e Brescia sui passeggeri era, e resta, impensabile », aggiunge Stoppani.
Due menù differenti
Si riparte dalla specializzazione, quindi, perché «non è pensabile avere due ristoranti che servono lo stesso menù - spiega il presidente - uno deve fare la carne, l’altro il pesce». A Villafranca i passeggeri quindi. Ma i voli charter - su cui Verona è specializzata - sono concentrati nel periodo estivo, e solo nelle ore di punta: ciò implica alti costi per il personale, che non è impiegato per gran parte del tempo. Obbligatorio puntare sul low-cost, quindi (vedi grafico), che sta mandando fuori mercato molti voli di linea (per non parlare degli stessi charter). «Di per sé è un mercato povero - spiega Stoppani - per questo occorre aumentare i ricavi non aviation, come parcheggi e aree commerciali». A Brescia andranno i cargo e i corrieri: gli investimenti previsti servono per rendere più efficiente il sistema di rifornimento dei velivoli e per l’allungamento della pista, in modo da intercettare i grandi vettori. Su questa idea di fondo, occorrerà convincere i soci a mettere mano al portafogli, in un momento per altro durissimo per le finanze locali. L’assemblea, inizialmente prevista per lunedì 14 è stata posticipata al 28 giugno, dopo il rinvio al 23 della firma con l’Enac della convenzione per la concessione quarantennale. Tempo supplementare di riflessione per decidere il destino dell’aeroporto veronese. Bortolazzi è sicuro: «Il piano sta in piedi». Ed è convinto che una vera alternativa non ci sia.
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Non vorrei commentare questo articolo, che anche questo... se non si avvicina alla "satira"... tende al "culinario" (visto che si parla anche di trippa e filetto) credo che bastino le frasi che ho evidenziato in grassetto... Ma è una cosa è certa... "Se sei sull'orlo di un baratro... non è che invece di fare un passo "avanti"... faresti meglio a fare un passo indietro?"
Aspettiamo il 28 Giugno... sempre che prima... non accada... non emerga... non si palesi... qualcosa di nuovo!!!!
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P.S.
Cambiate la foto sul
sito web dell'Aeroporto di Brescia... prendete dei "figuranti" e/o delle "comparse" e fate finta che almeno qualche passeggero ci sia in quell'Aeroporto... e poi scattate una foto dove si veda che qualcuno c'è in giro.

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